Un esempio di erudito dei secoli passati? Possiamo proporre il nome di Carlo Fea (1753 –1836) che ai suoi tempi fu famoso archeologo e collezionista d'arte. Sebbene fosse annoverato fra gli avvocati della Curia romana, essendo ben presto attirato dalla passione per le antichità, non esercitò a lungo l'avvocatura. Nel 1781 fu ordinato sacerdote. Una svolta decisiva nella sua carriera avvenne però nel 1783, quando il principe Sigismondo Chigi della Rovere(1736-1793), anch'egli appassionato di archeologia, lo nominò assistente del suo bibliotecario E. Q. Visconti (1751-1818), per consentire a quest'ultimo di dedicarsi ai propri studi. Fu la fortuna del Fea, che ottenne così, al tempo stesso, un impiego intellettuale con enormi mezzi a sua disposizione e un potente mecenate.
---------- Nota 1. Fea era così conosciuto a Roma, da essere citato varie volte nei Sonetti di G.G.Belli.(vedi : Campidojjo, San Pietr’in carcere, L’iggnoranza de Mastr’Andrea, Er caval de bbronzo) |
17 novembre 2024
Personaggi del'amministrazione pontificia: Carlo Fea, Commissario alle antichità.
29 maggio 2023
I documenti svelano i segreti del pittore spagnolo Diego Velazquez a Roma
VELAZQUEZ IN ITALIA. Il primo viaggio in Italia risale al 1629 e durò soltanto un anno e mezzo circa. Questo fu anche uno dei momenti cruciali per lo sviluppo dello stile pittorico dell'artista spagnolo e anche della storia del mecenatismo della corona di Spagna, dato che fu Filippo IV a finanziare il viaggio.
Diego rimase abbagliato da chiese e palazzi, da giardini e antiquarie, dai pittori della sua stessa epoca Guido Reni, Guercino, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin e naturalmente Annibale Carracci e da Caravaggio, che già conosceva.
Venti anni dopo, quando aveva 50 anni, il pittore riuscì a fare un secondo viaggio di in Italia. In questa occasione Velazquez fu inviato a Roma dal re Filippo IV di Spagna per acquistare sculture e dipinti. E anche per reclutare un pittore di talento per abbellimenti all'Alcazar di Madrid. Nel 1649 Velazquez dunque si imbarcò a Malaga diretto a Genova, spostandosi poi a Milano e Venezia, dove acquistò dipinti dei più famosi pittori veneti. Poi a Modena fu ricevuto con entusiasmo dal Duca, per il quale eseguì tre ritratti, uno tuttora nella città emiliana, gli altri due ora esposti al museo di Dresda. JUAN DE CORDOBA, AGENTE SPAGNOLO A ROMA. Quando l’artista arrivò a Roma fu l'agente spagnolo Juan de Córdoba che gli organizzò il soggiorno. Si occupò di tutte le questione gestionali relative all'invio in Spagna delle opere d'arte, ma non solo. Gli trovò casa a Palazzo Nardini in via di Parione, dietro piazza Navona, gli gestì l’agenda, gli curò gli incontri nelle varie dimore nobiliari della città, lo introdusse negli ambienti romani, gli gestì i contratti dei lavori. E non solo.... |
D. Velasquez, Juan de Pareja |
Presumibilmente il quadro servì come allenamento visto che non toccava i pennelli da mesi, per prepararsi alla realizzazione dell'ancora più celebre ritratto di Innocenzo X.
I NOTAI. Il Collegio dei Trenta notai capitolini fu istituito da Sisto V con bolla del 29 dicembre 1586 con l'obiettivo di riorganizzare l'antico Collegio dei notai capitolini. Il numero degli uffici notarili fu fissato a trenta; i notai, oltre a rogare atti per i privati, fungevano da cancellieri del tribunale del Senatore: i primi quindici uffici verbalizzavano gli atti del tribunale del Primo collaterale di Campidoglio, gli altri del Secondo collaterale.
Il più antico protocollo conservato risale al 1348 ed appartiene al notaio Johannes Nicolai Pauli [clicca qui].
Proprio dal notaio Giovanni Garzia Valentino, probabilmente di origine spagnola, venne redatto un atto dal quale si apprende la notizia del figlio segreto di Velazquez, che forse Diego non ebbe neppure il tempo di conoscere in quanto fu richiamato in patria dal re di Spagna, ma di cui comunque, grazie agli amici e a Juan de Cordoba, rimasti a Roma, ebbe modo di interessarsi al piccolo Antonio dopo il suo rientro a Madrid.
Non solo.. lo stesso archivio del notaio Garzia Valentino conserva un'altro atto di Velazquez, redatto sempre in occasione di questo soggiorno romano.
Si tratta di un atto che stabilisce la libertà per il suo servo Juan de Pereira, (Donatio libertatis), quello del ritratto, stabilendo come unico obbligo, quello di continuare a lavorare nel suo studio per altri quattro anni.
D.Velazquez, Venere di Londra |
I documenti relativi a Velazquez "romano" sono stati trovati e pubblicati nel 1983 da Jennifer Montagu, Velázquez Marginalia: His Slave Juan de Pareja and His Illegitimate Son Antonio sta in The Burlington Magazine, Vol. 125, No. 968 (Nov., 1983), pp. 683-685. Cfr. anche F.Curti, A portrait of Juan de Córdoba by Diego Velázquez, sta in The Burlington Magazine, 2019.
19 maggio 2023
Eugenio Casanova e l'Archivistica
Prima di arrivare a Roma, prestò servizio negli Archivi di Stato di Firenze, Siena, Torino dove si dedicò agli studi storici.
Nel 1907 divenne direttore dell’Archivio di Stato di Napoli. Qui a causa del cattivo stato dei fondi archivistici, cominciò a interessarsi al riordino dei fondi del grande archivio napoletano. In ogni sede in cui veniva trasferito, Casanova si interessava delle vicende storiche locali, pubblicando vari articoli o saggi sugli aspetti sociali o storici.
Nel 1916, morto Ernesto Ovidi, Casanova divenne direttore (soprintendente) dell’Archivio di Stato in Roma e Archivio del Regno, all'epoca uniti, incarico che tenne sino al 1933 e nel quale dimostrò le stesse capacità scientifiche e organizzative già messe in luce nella direzione dell’Archivio di Napoli.
Dopo il collocamento a riposo, continuò nell’insegnamento universitario, non più di Archivistica, ma di Sociologia, e collaborò ampiamente con Corrado Gini, preside della Facoltà di Scienze statistiche, demografiche e attuariali dell’Università di Roma e fondatore dell’Istituto centrale di Statistica, scienziato di fama mondiale.
Morì a Roma il 22 dicembre 1951.
SCAMBIO DI ARCHIVI. Uno primi e più importanti successi di Casanova fu l’acquisizione del ricchissimo archivio della Sacra Congregazione del Buon Governo (1588- 1847), preposta per due secoli e mezzo all’amministrazione locale dell’intero Stato pontificio, da Bologna a Benevento. Si trattò di un importante scambio con l'Archivio Segreto Vaticano, a cui furono ceduti fondi di natura ecclesiastica.
L'ARCHIVISTICA. Bisogna attendere il 1925 perché proprio a Casanova sia affidato il primo insegnamento universitario di Archivistica presso la Facoltà di scienze politiche dell'Università di Roma, incarico che fu portato avanti ininterrottamente fino al 1935. Casanova è infatti considerato il padre dell'archivistica italiana.
Grazie al suo insegnamento l’Archivistica entrò fra le materie universitarie, in particolare nella facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Roma.
Nel 1928 pubblicò la prima edizione del famoso manuale Archivistica, opera più vasta e completa della disciplina sino ad allora e punto di partenza per le successive speculazioni teoriche. Altissimo, nell'opera, il concetto dell'archivistica e dell'importanza di essa al di sopra di ogni disciplina per la formazione dei futuri archivisti. Il manuale è online [clicca qui]
Alla collaborazione di Casanova e di altri archivisti si deve, fra l’altro, la pubblicazione della monumentale opera, in dieci volumi, sulle fonti archivistiche per lo studio dei problemi della popolazione sino al 1848.
GLI ARCHIVI NEI SECOLI. Nel corso di secoli, gli archivi hanno subito una profonda trasformazione passando da strumenti di potere, cioè depositi di documenti, a cui attingevano a piene mani sovrani, città, famiglie nobili, istituzioni ecclesiastiche, per attestare e legittimare possessi, poteri, giurisdizioni, e quindi oggetto di attenzione da parte delle autorità, che ne dichiaravano la riservatezza, a patrimonio della nazione e fonti primarie per la ricerca storica, avviandosi così al riconoscimento sempre più esplicito di beni culturali.
28 marzo 2023
Il Repertorio del personale d'archivio dal 1861 al 1946
Questa fotografia è una vera rarità. E' infatti databile fra il marzo e i primi di novembre 1919, nel periodo in cui il direttore dell'Archivio di Stato di Roma, all'epoca unito con l'Archivio del Regno, era Eugenio Casanova, anche lui ripreso nella foto. E' stata inserita nel primo dei due volumi di cui si dirà dopo e , ricordo, spiccava sul muro incorniciata alle pareti della Direzione dell'Archivio di Stato di Roma tanti anni fa....Penso come ricordo di persone che avevano lavorato in passato nell'Istituto romano...
IL PERSONALE DELL'ARCHIVIO DI STATO IN ROMA E ARCHIVIO DEL REGNO. Sono state individuate molti delle persone fotografate: da sinistra a destra per chi guarda, in basso: Armando Lodolini (371), Vincenzo Morelli (374), Mario Cingolani (366, seminascosto), Manfredo Helminger (161), Antonio Taffetani (446), Giulio Rocco Cicchetti (137), Giovanni Maffei (409); in seconda fila, seduti, Pompeo Barbato (166, in servizio nella Sezione Archivi del Ministero dell'Interno), sig.ra Spano (non dell'Archivio), Eugenio CasanovaArmando Lodolini |
Repertorio del personale degli Archivi di Stato:
1861-1918
Repertorio del personale degli Archivi di Stato: 1919-1946
11 febbraio 2023
Viaggiare nello Stato pontificio. Quanta povertà e disoccupazione...
Archivio di Stato di Roma |
Nello Stato pontificio c'era infatti stato solo qualche modesto tentativo per i molti ostacoli che qui minavano il difficile cammino delle riforme.
E così alla fine dell'udienza la decisione è presa da Pio VI (1775-1799) - il papa nativo di Cesena - appena eletto.
Egli decreta un viaggio-ispezione che avrebbe portato mons. Guglielmo Pallotta, Tesoriere generale della Reverenda Camera apostolica, e il suo seguito da Roma in su, fino alle province settentrionali.
Papa Braschi era un conoscitore delle finanze pontificie, in quanto precedentemente, nel 1766, (durante il pontificato di Clemente XIII, 1758-1769),), aveva rivestito la importante carica di Tesoriere della Reverenda Camera apostolica, cioè il Ministro delle finanze.
SCOPI DEL VIAGGIO. Scopo di questo viaggio-ispezione è dunque quello di avere informazioni precise sui possedimenti statali (tenute, fortezze, magazzini etc.), sulla situazione delle attività manifatturiere e commerciali nelle province.
Pio VI voleva che persone di sua fiducia, con precise direttive, verificassero e completassero le informazioni, già in parte in suo possesso. Queste ultime provenivano da alcuni amministratori locali, o da precedente relazioni,: da persone di cui il papa forse poco si fidava. Di qui la necessità di un nuovo viaggio -ispezione.
E così i risultati di queste osservazioni sono tutte in una Relazione del viaggio...per lo stato ecclesiastico conservata nell’Archivio di Stato di Roma nella fondo Camerale II.
18 gennaio 2023
Assalto a Sant'Ivo alla Sapienza. Paolo Portoghesi e gli altri..1968.
Roma, 19 febbraio 1968: con l'involontaria complicità del giovane professore Paolo Portoghesi, tre studenti chiamati gli Uccelli fanno il nido per 36 ore sulla cupola di Sant'Ivo alla Sapienza, occupando simbolicamente quella che fu la prima università della capitale.
Si tratta di uno degli eventi che diedero il via al Sessantotto.
Con l’aiuto dell' architetto Paolo Portoghesi, allora 37enne professore molto ascoltato dai protagonisti del movimento studentesco, tre studenti, Paolo Ramundo (26 anni), Gianfranco Moltedo (26) e Martino Branca (27) occuparono il 19 febbraio 1968 la cupola del Borromini, in quella che era stata la prima storica sede della Sapienza.
I tre - soprannominati gli Uccelli per i versi che facevano durante le assemblee studentesche - accompagnati da Portoghesi scalarono la bella cupola, passarono la notte al freddo e poi discesero il giorno dopo tra la folla degli studenti raccolti in piazza Sant’Eustachio e corso Rinascimento.
“Riuscimmo a farli uscire dalle aule occupate e da quelle infinite e verbose discussioni e a portarli al centro di Roma”, ricordano - “La nostra era una rivoluzione culturale, e dove potevamo andare se non nella cupola di un architetto rivoluzionario come Borromini”.
Dieci giorni dopo arrivarono gli scontri di Valle Giulia che cambiarono la storia del movimento studentesco.(per saperne di più)
Per i suoi valori artistici e simbolici, l'edificio della chiesa di Sant'Ivo è considerato come uno dei capolavori del Barocco e della storia dell'architettura di Francesco Borromini. L'aspirazione all'infinito, la leggerezza ricreata nel globo e in quelle fiamme che, come la luce di un faro, illuminano il fedele, sono un compendio di bellezza e di ingegno.E proprio al culmine della cupola lassù in alto, vicino al cielo,viene ideata un’azione fino ad allora inedita.
RINNOVAMENTO CULTURALE. E' pur vero che l'Università italiana necessitava di un cambiamento. Nel 1956 gli iscritti ai corsi di laurea erano 212mila, dieci anni dopo erano saliti a quota 425mila. Un boom. L'Ateneo d'elite era diventato di massa, grazie anche al progresso economico e ad un ritrovato ottimismo sociale. L'insegnamento era però in mano ai cosiddetti ‘baroni’, professori che spesso comparivano solo per le lezioni senza interagire con gli studenti. Infine era sottovalutata, o ignorata, l'esigenza di laboratori e seminari che preparassero gli studenti all'attività professionale.
Si sentiva la necessità di cambiare aria, di rinnovare il concetto stesso di studio, di accessibilità, di comunicazione.
Cominciarono così le prime occupazioni: Statale di Pisa, Palazzo Campana a Torino, Cattolica di Milano, Architettura a Milano, Roma, Napoli, di Sociologia di Trento.
In tutta europa poi si sarebbero diffusi questi fermenti che univano universitari, liceali, giovani, operai.
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