17 novembre 2024

Personaggi del'amministrazione pontificia: Carlo Fea, Commissario alle antichità.

Un esempio di erudito dei secoli passati? Possiamo proporre il nome di Carlo Fea (1753 –1836) che ai suoi tempi  fu famoso 
archeologo e collezionista d'arte.
Sebbene fosse annoverato fra gli avvocati della Curia romana, essendo ben presto attirato dalla passione per le antichità, non esercitò a lungo l'avvocatura. 
Nel 1781 fu ordinato sacerdote.
Una svolta decisiva nella sua carriera avvenne però nel 1783, quando il principe Sigismondo Chigi della Rovere(1736-1793), anch'egli appassionato di archeologia, lo nominò assistente del suo bibliotecario E. Q. Visconti (1751-1818), per consentire a quest'ultimo di dedicarsi ai propri studi. 
Fu la fortuna del Fea, che ottenne così, al tempo stesso, un impiego intellettuale con enormi mezzi a sua disposizione e un potente mecenate.
Grazie ad una vita molto lunga il Fea è stato autore di moltissime pubblicazioni
(vedi sotto)
COMMISSARIO DELLE ANTICHITA'. A Roma ricoprì dal 1801 l'importante carica  di Commissario delle Antichità e lo fece per ben 36 anni.  
Questa carica implicava che mons. Fea dovesse vigilare sia sulle antichità poste sul territorio romano che per quelle esistenti nel circondario del territorio romano, e doveva eseguire quanto dettato dal Magistrato di Roma. 

I Conservatori di Roma o della Camera Capitolina erano i tre magistrati che, insieme al Priore dei Caporioni, costituivano il Magistrato Romano nel periodo compreso tra il XIII secolo e il 1870, anno della fine del potere temporale dei Papi.
Il Commissario dipendeva dal card. Camerlengo, primo responsabile delle antichità e Belle arti. Per l'archivio relavivo a queste materie si dovrà consultare: Camerale II, Antichità e Belle Aerti, e l'archivio del Camerlengato.
Va ricordato che lo Stato pontificio deteneva un posto di rilievo per i provvedimenti che a inizio del secolo XIX si occupavano primariamente della vigilanza sui beni artistici. 
(Torneremo in un altro post su questo argomento).
Fea si occupò della sistemazione dei Musei Vaticani e Capitolini e si interessò alle opere di scavo, di restauro, di studio di importanti monumenti antichi di Roma (foro romanoColosseoPantheon, Terme di Caracalla...). 
Pubblicò inoltre numerose relazioni di carattere archeologico (importanti quelle sul Pantheon), epigrafico e topografico; fra l'altro curò una ristampa della Storia dell'arte nell'antichità di J. J. Winckelmann.
Fu lui stesso poi che sollecitò provvedimenti legislativi per la tutela del patrimonio archeologico della città. (1

Pubblicazioni di Carlo Fea.
  • 1782 - Vindiciae et observes iuris: volumen primum .
  • 1783 - Sulle rovine di Roma .
  • 1788 - Progetto di una nuova edizione di Vitruvio: L'integrità del Panteone di Marco Agrippa , Roma, ed. Pagliarini.
  • 1789 - Descrizione Dei Circhi, Particolarmente Di Quello Di Caracalla E Dei Giuochi In Essi Celebrati: Opera Postuma Del Consigliere Gio. Lodovico Bianconi Ordinata E Pubblicata Con Note E Versione Francese Dall'Avvocato Carlo Fea E Corredata Di Tavole In Rame Rettificate E Compite Su La Faccia Del Luogo Dall'Architetto Angelo Uggeri Milanese , ed. Pagliarini.
  • 1790 - Miscellanea filologica critica e antiquaria, Tomo primoonline
  • 1797 - Discorso intorno alle belle arti in Roma , in-8, ed. Pagliarini.
  • 1802 - Osservazioni sui monumenti delle belle arti che rappresentano Leda
  • 1802 - Relazione di un viaggio ad Ostia e alla villa de Plinio detta Laurentino , Roma, ed. Antonio Fulgoni, 132 p.
  • 1806 - Dissertazioni epistolari di GB Visconti e Filippo Waquier de la Barthe sopra la statua del Discobolo scoperta nella villa Palombara; con le illustrazioni della medesima traccia da Carlo Fea e Giuseppe Ant. Guattani; e coll'aggiunta delle illustrazioni di altri due dischiboli dissotterrati nella via Appia e nella villa Adriana, prodotte da Ennio Quirino Visconti; Raccolte ed arricchite con note e con le bizzarre iscrizioni della villa Palombara da Francesco Cancellieri .
  • 1807 - L'Integrità del Panteon di Marco Agrippa ora S. Maria ad Martiri rivendicata Al Principato ... .
  • 1811 - Ragionamento sopra le Terme Tauriane, il Tempio di Venere e Roma il Foro di Domiziano e d'Augusto ec. con una tavola in rame .
  • 1812 - Osservazioni intorno alla celebre statua detta di Pompeo: lette il 10. di settembre nell'Accademia Romana d'archeologia.online
  • Notizie degli Scavi nell'Anfiteatro Flavio e nel Foro Trajano con iscrizioni ivi trovate supplite e illustrate — Roma, 1813 online

  • 1813 - Iscrizioni di monumenti pubblici trovate nelle attuali escavationi dei medesimi .
  • 1813 - Ammonizioni critico-antiquarie a varii scrittori del giorno .

  • 1813 - Osservazioni sull'Arena e sul Podio dell'Anfiteatro Flavio dopo gli scavi nel medesimo .
  • 1814 - Nuove osservazioni intorno all'arena dell'anfiteatro Flavio e all'acqua, che ora la ricopre .
  • 1819 - Nuova descrizione de 'monumenti antichi ed oggetti d'arte contenuti nel Vaticano e nel Campidoglio  Online
  • 1819 - Novelle del Tevere: discorso particolarmente in difesa di S. Gregorio Magno .
  • 1820 - L'integrità del Panteon rivendicata a Marco Agrippa dall'avvocato Carlo Fea commissario delle antichità .
  • 1820 - Fremmenti di Fasti Consolari e Trionfali Ultimatemente Scoperti nel Foro Romano e Altrove Ora Riuniti e Presentati alla Santità di NS Pio Papa Settimo .
  • 1820 - Varietà di notizie economiche, fisiche, Antiquarie sopra Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Nemo loro Laghi ed emissarii, sopra di scavi recenti antiquarie in Roma e nei contorni ecc .
  • 1822 - Nuova descrizione di Roma antica e moderna, e de 'suoi contorni sue rarita' specialmente dopo le nuove scoperte cogli scavi arrichita delle vedute piu 'interessanti compilata per uso de colti viaggiatori , ed. Crispino Puccinelli, volume 1, 264 p.e edizione, ed. V. Poggioli, 1823.
  • 1820 - Pio II. Ponte. Max. un calumniis vindicatus. Ternis retractationibus eius quibus dicta et scripta contra Eugenium PP. IV. eiuravit .
  • 1824 - La fossa Traiana .
  • 1825 - Riflessioni storico-politiche sopra la richiesta del ministro dell'Interno di Parigi ai Vescovi e Arcivescovi della Francia di par insegnare nei loro seminari the IV proposizioni dell'assemblea del clero gallicano nel 1682 online
  • 1827 - Considerarazioni storiche fisiche geologiche idrauliche architettoniche economiche critiche dell'Avvocato Carlo Fea ... sul disastro accaduto a Tivoli il dì 16 novembre 1826 colle quali si illustrano anche la storia naturale del paese e varie antichità  online
  • Storia: I. delle acque antiche sorgenti in Roma perdute, e modo di ristabilirle, II. dei condotti antico-moderni delle acque, Vergine, Felice, e Paola, e loro autori : con suggerimenti per aumentare le loro acque, e migliorarne la qualità ... / opera dell'avv. D. Carlo Fea. Roma, 1832. - Scan 2. online
  • 1827 Miscellanea antiquario- idraulica [online]
  • 1827 - Indicazione del Foro Romano e sue principali adiacenze relativa alla contemporanea tavola incisa in rame onde averne qualche idea per lo scavo ordinato nello stesso Foro dalla S. di NS Papa Leone XII nel settembre 1827 con tavola grande incisa in rame .
  • 1830 - Nuove Osservazioni dell'Avvocato D. Carlo Fea ... Sopra La Divina Commedia Di Dante Alighieri: Specialmente CIO Su Che Ha Desso Scritto Ivi E Altrove ... .canna. Nabu Press, 10 gennaio 2010, 25  cm × 19  cm × 0,5  cm , 200  g , ISBN  1141759705 ) , ISBN  978-1141759705 ) .
  • 1832 - Storia dei vasi fittili dipinti che da 4 anni si trovano nello Stato Ecclesiastico in quella parte che è nell'antica Etruria: colla relazione della colonia Lidia che li fece per piu'secoli prima del Dominio dei Romani , Roma, ed. Stamperia delle belle arti, 66 p.
  • 1832 - I Reclami del Foro Trajano esposti al pubblico e giustificati .
  • 1833 - Supplemento allo scritto finora da molti sul famoso musaico scoperto nelle rovine di Pompei: Li 24. Ottobre 1831 dall'avvocato Carlo Fea .
  • 1834 - Jos. Benetti Romani Diss. de Cursu Publico - Compendio storico delle poste specialmente romane antiche e moderne .
  • 1834 - Il diritto sovrano della santa sede sopra le valli di Comacchio e sopra la repubblica di San Marino difeso dall'avvocato Carlo Fea .
  • 1836 - Miscellanea filologica critica e antiquaria tomo II online
1869 - La Villa Albani descritta , con Stefano Morcelli e Ennio Quirino Visconti , Roma, ed. Salviucci, 355 
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Nota 1. Fea era così conosciuto a Roma, da essere citato varie volte nei Sonetti di G.G.Belli.(vedi : Campidojjo San Pietr’in carcere, L’iggnoranza de Mastr’Andrea, Er caval de bbronzo)

29 maggio 2023

I documenti svelano i segreti del pittore spagnolo Diego Velazquez a Roma

Il grande pittore spagnolo Diego Velazquez (Siviglia6 giugno 1599 –Madrid6 agosto1660) venne a Roma due volte durante la sua vita. 

VELAZQUEZ IN ITALIA. Il primo viaggio in Italia risale al 1629 e durò soltanto un anno e mezzo circa. Questo fu anche uno dei momenti cruciali per lo sviluppo dello stile pittorico dell'artista spagnolo e anche della storia del mecenatismo della corona di Spagna, dato che fu Filippo IV a finanziare il viaggio. 
Il sovrano gli assegnò 400 ducati d'argento (corrispondenti a circa 2 anni di salario) a cui si aggiungono altri 200 d'oro, elargiti dal duca di Olivares, potente primo ministro.

Diego venne in Italia per fare il cosiddetto apprendistato, e per studiare sulle tele e dipinti dei grandi pittori italiani. Andò a Venezia, a conoscere Tintoretto, Tiziano e Veronese, artisti che il trentenne pittore di Siviglia scoprì di amare moltissimo, a Genova e poi a Firenze e a Roma a studiare le forme grandiose di Michelangelo e quelle più sobrie e perfette di Raffaello. 
Diego rimase abbagliato da chiese e palazzi, da giardini e antiquarie, dai pittori  della sua stessa epoca Guido Reni, Guercino, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin e naturalmente Annibale Carracci e da Caravaggio, che già conosceva.
Venti anni dopo, quando aveva 50 anni, il pittore riuscì a fare un secondo viaggio di in Italia. In questa occasione Velazquez fu inviato a Roma dal re Filippo IV di Spagna per acquistare sculture e dipinti. E anche per reclutare un pittore di talento per abbellimenti all'Alcazar di Madrid. 
Nel 1649 Velazquez dunque si imbarcò a Malaga diretto a Genova, spostandosi poi a Milano e Venezia, dove acquistò dipinti dei più famosi pittori veneti. Poi a Modena fu ricevuto con entusiasmo dal Duca, per il quale eseguì tre ritratti, uno tuttora nella città emiliana, gli altri due ora esposti al museo di Dresda

JUAN DE CORDOBA, AGENTE SPAGNOLO A ROMA. Quando l’artista arrivò a Roma fu l'agente spagnolo 
Juan de Córdoba che gli organizzò il soggiorno. Si occupò di tutte le questione gestionali relative all'invio in Spagna delle opere d'arte, ma non solo.
Gli trovò casa a 
Palazzo Nardini in via di Parione, dietro piazza Navona, gli gestì l’agenda, gli curò gli incontri nelle varie dimore nobiliari della città, lo introdusse negli ambienti romani, gli gestì i contratti dei lavori. E non solo....
D. Velasquez,
Juan de Pareja
VELAZQUEZ A ROMA.  E così anche nella città eterna fu ricevuto con grande onore dal Papa, che gli donò una medaglia e una catena d'oro. E lo incaricò di fargli un ritratto.
Prima però, nel 1650, Velázquez dipinse lo splendido ritratto del suo servo Juan de Pareja, ora al Met di New York. Si tratta di uno dei suoi ritratti più apprezzati e conosciuti. 
Presumibilmente il quadro servì come allenamento visto che non toccava i pennelli da mesi, per prepararsi alla realizzazione dell'ancora più celebre  ritratto di Innocenzo X.

SECONDO VIAGGIO A ROMA.  Anche per Juan quel ritratto rappresentava una svolta: pochi mesi dopo, nel novembre del 1650, Velázquez decise di affrancare Juan con un atto notarile, che stabilì, come unico obbligo, quello di continuare a lavorare nel suo studio per altri quattro anni (vedi dopo). 
Proprio durante questo secondo viaggio e contemporaneamente al ritratto di De Pareja, il pittore rese libero Juan con la clausola di non scappare né compiere atti criminali per almeno quattro anni. 
L’atto, tutt’ora conservato presso l’Archivio di Stato a Roma, è intitolato Donatio libertatis.
Solo successivamente realizzò il famoso ritratto di Papa Pamphilj Innocenzo X (oggi alla Galleria Doria Pamphilj di Roma), e il pittore ne fece anche una copia, che riportò con sé in Spagna. 
Innocenzo X

A ROMA A VELAZQUEZ  NASCE UN FIGLIO. La vita a Roma scorreva così felicemente per Diego che ci vollero le ripetute sollecitazione del re Filippo IV perché riprendesse la via del rientro in patria

Velazquez rimase a Roma fino al 1651, acquisendo sempre più fama e dipingendo vari  capolavori. Frequentò molto gli ambienti filo-spagnoli, eseguendo numerosi ritratti
E proprio Juan de Córdoba si rivelò un personaggio chiave durante il soggiorno romano. Velazquez ebbe un figlio  da una donna sconosciuta, che si ipotizza sia stata la donna ritratta nel quadro conosciuto come Venere di Londra. Il pittore forse non conobbe neanche il figlio,  che si chiamava Antonio, e che fu lasciato a una balia.
Ma poichè la donna sembra lo trattasse male interverrà da Roma proprio Juan de Cordoba, che prenderà il piccolo sotto la sua custodia.
ATTI NOTARILI. Queste uniche e preziose notizie circa la vita privata di Velezquez durante il soggiorno romano, e che influirono anche sulle notizie circa la datazione delle opere romane del pittore spagnolo, sono tratte da un atto rotarile, del 13 novembre 1652, intitolato Restitutio pueri  e conservato, come quello già citato, nell'Archivio di uno dei volumi dei 30 Notai Capitolini. (Notaio Giovanni Garzia Valentino Ufficio 32). Importantissimo e ricchissimo archivio conservato presso l'Archivio di Stato di Roma.
NOTAI. Il Collegio dei Trenta notai capitolini fu istituito da Sisto V con bolla del 29 dicembre 1586 con l'obiettivo di riorganizzare l'antico Collegio dei notai capitolini. Il numero degli uffici notarili fu fissato a trenta; i notai, oltre a rogare atti per i privati, fungevano da cancellieri del tribunale del Senatore: i primi quindici uffici verbalizzavano gli atti del tribunale del Primo collaterale di Campidoglio, gli altri del Secondo collaterale.
Il più antico protocollo conservato risale al 1348 ed appartiene al notaio Johannes Nicolai Pauli [clicca qui].


Proprio dal notaio
Giovanni Garzia Valentino, probabilmente di origine spagnola, venne redatto un atto dal quale si apprende la notizia del figlio segreto di Velazquez, che forse Diego non ebbe neppure il tempo di conoscere in quanto fu richiamato in patria dal re di Spagna, ma di cui comunque, grazie agli amici e a Juan de Cordoba, rimasti a Roma, ebbe modo di interessarsi al piccolo Antonio dopo il suo rientro a Madrid.
Non solo.. lo stesso
archivio del notaio Garzia Valentino conserva un'altro atto di Velazquez
, redatto sempre in occasione di questo soggiorno romano.
Si tratta di un atto che
stabilisce la libertà per il suo servo Juan de Pereira, (Donatio libertatis), quello del ritratto, stabilendo come unico obbligo, quello di continuare a lavorare nel suo studio per altri quattro anni. 
D.Velazquez, Venere di Londra
LE CARTE D'ARCHIVIO E LA BIBLIOGRAFIA.
Cfr. Trenta Notai capitolini, Notaio Giovanni Garzia ValentinoUfficio 32, vol.155.

I documenti relativi a Velazquez "romano" sono  stati trovati e pubblicati nel 1983 da Jennifer Montagu,  Velázquez Marginalia: His Slave Juan de Pareja and His Illegitimate Son Antonio sta in The Burlington Magazine, Vol. 125, No. 968 (Nov., 1983), pp. 683-685. Cfr. anche F.Curti,  A portrait of Juan de Córdoba by Diego Velázquez, sta in The Burlington Magazine, 2019.

19 maggio 2023

Eugenio Casanova e l'Archivistica

 

Il più illustre archivista del periodo a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli anni Venti del Novecento fu Eugenio Casanova: passato alla storia come il "principe" degli archivisti.
Casanova nacque a Torino nel 1867. 
Fu assunto giovanissimo, a diciannove anni dall'amministrazione archivistica, con la licenza liceale, il 2 dicembre 1886, a Firenze, come alunno di prima categoria e si laureò successivamente in Giurisprudenza.  

Prima di arrivare a Roma, prestò servizio negli Archivi di Stato di Firenze, Siena, Torino dove si dedicò agli studi storici. 

Nel 1907 divenne direttore dell’Archivio di Stato di Napoli. Qui a causa del cattivo stato dei fondi archivistici, cominciò a interessarsi al riordino dei fondi del grande archivio napoletano. In ogni sede in cui veniva trasferito, Casanova si interessava delle vicende storiche locali, pubblicando vari articoli o saggi sugli aspetti sociali o storici. 

Nel 1916, morto Ernesto Ovidi, Casanova divenne direttore (soprintendente) dell’Archivio di Stato in Roma e Archivio del Regno, all'epoca uniti, incarico che tenne sino al 1933 e nel quale dimostrò le stesse capacità scientifiche e organizzative già messe in luce nella direzione dell’Archivio di Napoli.

Dopo il collocamento a riposo, continuò nell’insegnamento universitario, non più di Archivistica, ma di Sociologia, e collaborò ampiamente con Corrado Gini, preside della Facoltà di Scienze statistiche, demografiche e attuariali dell’Università di Roma e fondatore dell’Istituto centrale di Statistica, scienziato di fama mondiale. 

Morì a Roma il 22 dicembre 1951. 

SCAMBIO DI ARCHIVI. Uno primi e più importanti successi di Casanova fu l’acquisizione del ricchissimo archivio della Sacra Congregazione del Buon Governo (1588- 1847), preposta per due secoli e mezzo all’amministrazione locale dell’intero Stato pontificio, da Bologna a Benevento. Si trattò di un importante scambio con l'Archivio Segreto Vaticano, a cui furono  ceduti fondi di natura ecclesiastica. 

L'ARCHIVISTICA.  Bisogna attendere il 1925 perché proprio a Casanova sia affidato il primo insegnamento universitario di Archivistica presso la Facoltà di scienze politiche dell'Università di Roma, incarico che fu portato avanti ininterrottamente fino al 1935. Casanova è infatti considerato il padre dell'archivistica italiana. 

Grazie al suo insegnamento l’Archivistica entrò fra le materie universitarie, in particolare nella facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Roma.

Nel 1928 pubblicò la prima edizione del famoso manuale Archivistica, opera più vasta e completa della disciplina sino ad allora e punto di partenza per le successive speculazioni teoriche. Altissimo, nell'opera, il concetto dell'archivistica e dell'importanza di essa al di sopra di ogni disciplina per la formazione dei futuri archivisti. Il manuale è online  [clicca qui]


Alla collaborazione di 
Casanova e di altri archivisti si deve, fra l’altro, la pubblicazione della monumentale opera, in dieci volumi, sulle fonti archivistiche per lo studio dei problemi della popolazione sino al 1848.

GLI ARCHIVI NEI SECOLI. Nel corso di secoli, gli archivi hanno subito una profonda trasformazione passando da  strumenti di potere, cioè depositi di documenti, a cui attingevano  a piene mani sovrani, città, famiglie nobili, istituzioni ecclesiastiche, per attestare e legittimare possessi, poteri, giurisdizioni, e quindi oggetto di attenzione da parte delle autorità, che ne dichiaravano la riservatezza, a patrimonio della nazione e fonti primarie per la ricerca storica, avviandosi così al riconoscimento sempre più esplicito di beni culturali.

28 marzo 2023

Il Repertorio del personale d'archivio dal 1861 al 1946















Questa fotografia è una vera rarità. E' infatti databile fra il marzo e i primi di novembre 1919, nel periodo in cui il direttore dell'Archivio di Stato di Roma, all'epoca unito con l'Archivio del Regno, era Eugenio Casanova, anche lui ripreso nella foto. E' stata inserita nel primo dei due volumi di cui si dirà dopo e , ricordo, spiccava sul muro incorniciata alle pareti della Direzione dell'Archivio di Stato di Roma tanti  anni fa....Penso come ricordo di persone che avevano lavorato in passato nell'Istituto romano...

IL PERSONALE DELL'ARCHIVIO DI STATO IN ROMA E ARCHIVIO DEL REGNO. Sono state individuate molti delle persone fotografate: da sinistra a destra per chi guarda, in basso: Armando Lodolini (371), Vincenzo Morelli (374), Mario Cingolani (366, seminascosto), Manfredo Helminger (161), Antonio Taffetani (446), Giulio Rocco Cicchetti (137), Giovanni Maffei (409); in seconda fila, seduti, Pompeo Barbato (166, in servizio nella Sezione Archivi del Ministero dell'Interno), sig.ra Spano (non dell'Archivio), Eugenio Casanova
Armando Lodolini
(184), direttore, Giuseppe Spano, funzionario del Ministero dell'Interno preposto al settore degli Archivi, ? (non identificata; non dell'Archivio, in quanto gli Archivi non avevano personale femminile); in terza fila, in piedi, Giovanni Battista Picchiorri (203), Ermanno Loevinson (225), Emilio Re (358), ?, ? (due persone non identificate), Mario Tosi (333), fra Tosi e Tonetti si intravede un'altra persona, non identificata, Felice Tonetti (289), Guglielmo Alterocca (335), ? (non identificato), Roberto Grella (278), Paolo Schianchi (356).  
 
La fotografia è databile fra il marzo e i primi di novembre 1919, in quanto vi sono presenti Armando Lodolini all'epoca archivista, tornato alla vita civile nel marzo 1919, e Mario Cingolani, di cui il 6 novembre 1919 furono accettate le dimissioni e che successivamente fu deputato e senatore.
IL REPERTORIO. I numeri, fra parentesi,  fanno riferimento al progressivo con cui sono individuate le varie personalità elencate nel  volumi online qui sotto indicati del 
I volumi forniscono, a partire dall’unificazione dell’Amministrazione archivistica sotto il Ministero dell’Interno fino al 1958, in sintesi per i vari personaggi,  i dati sulla loro carriera e sulla loro produzione scientifica e letteraria. 
Riescono così fuori notevoli figure di archivisti. Il volume è arricchito da una interessante introduzione storico-archivistica del professore Elio Lodolini, docente universitario e già autorevole archivista di Stato e dirigente archivistico, scomparso nel marzo 2023. In essa si ripercorrono le vicende dell’Amministrazione archivistica dall’Unità d’Italia agli anni Cinquanta, con stretti riferimenti anche ai dati contenuti nel vero e proprio Repertorio.

11 febbraio 2023

Viaggiare nello Stato pontificio. Quanta povertà e disoccupazione...

Archivio di Stato
di Roma
Siamo nel 1775.  Il pontefice  e i suoi ministri sono in riunione... si parla e si discute sui temi all'ordine del giorno. E' urgente esaminare le notizie della nuova situazione creata dalle riforme avviate nel resto d’Europa e anche in alcuni Stati italiani. 
Nello Stato pontificio c'era infatti stato solo qualche modesto tentativo per i molti ostacoli che qui minavano il difficile cammino delle riforme.
E così alla fine dell'udienza la decisione è presa da Pio VI (1775-1799) - il papa nativo di Cesena  - appena eletto. 
Egli decreta un viaggio-ispezione che avrebbe portato mons. Guglielmo Pallotta, Tesoriere generale della Reverenda Camera apostolica, e il suo seguito da Roma in su, fino alle province settentrionali.
Papa Braschi  era un conoscitore delle finanze pontificie, in quanto precedentemente, nel 1766, (durante il pontificato di Clemente XIII, 1758-1769),), aveva rivestito la importante carica di Tesoriere della Reverenda Camera apostolica, cioè il Ministro delle finanze.


SCOPI DEL VIAGGIO. Scopo di questo viaggio-ispezione è dunque quello di avere informazioni precise sui  possedimenti statali (tenute, fortezze, magazzini etc.), sulla situazione delle attività manifatturiere e commerciali nelle province.
Il papa  è interessato anche a conoscere le modalità di esazione dei dazi e delle gabelle di transito interne.
Pio VI voleva che persone di sua fiducia, con precise direttive, verificassero e completassero le informazioni, già in parte in suo possesso. Queste ultime provenivano da alcuni amministratori locali, o da precedente relazioni,: da persone di cui il papa forse poco si fidava.  Di qui la necessità di un nuovo viaggio -ispezione. 
E così i risultati di queste osservazioni sono tutte in una Relazione del viaggio...per lo stato ecclesiastico conservata nell’Archivio di Stato di Roma nella fondo Camerale II.

18 gennaio 2023

Assalto a Sant'Ivo alla Sapienza. Paolo Portoghesi e gli altri..1968.

Roma, 19 febbraio 1968: con l'involontaria complicità del giovane professore Paolo Portoghesi, tre studenti chiamati gli Uccelli fanno il nido per 36 ore sulla cupola di Sant'Ivo alla Sapienza, occupando simbolicamente quella che fu la prima università della capitale. 

Si tratta di uno degli eventi che diedero il via al Sessantotto

Con l’aiuto dell' architetto Paolo Portoghesi, allora 37enne professore molto ascoltato dai protagonisti del movimento studentesco, tre studenti, Paolo Ramundo (26 anni), Gianfranco Moltedo (26) e Martino Branca (27) occuparono il 19 febbraio 1968 la cupola del Borromini, in quella che era stata la prima storica sede della Sapienza.

 I tre - soprannominati gli Uccelli per i versi che facevano durante le assemblee studentesche -  accompagnati da Portoghesi scalarono la bella cupola, passarono la notte al freddo e poi discesero il giorno dopo tra la folla degli studenti raccolti in piazza Sant’Eustachio e corso Rinascimento.

Riuscimmo a farli uscire dalle aule occupate e da quelle infinite e verbose discussioni e a portarli al centro di Roma”, ricordano - “La nostra era una rivoluzione culturale, e dove potevamo andare se non nella cupola di un architetto rivoluzionario come Borromini

Dieci giorni dopo arrivarono gli scontri di Valle Giulia che cambiarono la storia del movimento studentesco.(per saperne di più) 

Per i suoi valori artistici e simbolici, l'edificio della chiesa di Sant'Ivo  è considerato come uno dei capolavori del Barocco e della storia dell'architettura di Francesco Borromini. L'aspirazione all'infinito, la leggerezza ricreata nel globo e in quelle fiamme che, come la luce di un faro, illuminano il fedele, sono un compendio di bellezza e di ingegno. 

E proprio al culmine della cupola lassù in alto, vicino al cielo,viene ideata un’azione fino ad allora inedita. 

RINNOVAMENTO CULTURALE. E' pur vero che l'Università italiana necessitava di un cambiamento. Nel 1956 gli iscritti ai corsi di laurea erano 212mila, dieci anni dopo erano saliti a quota 425mila. Un boom. L'Ateneo d'elite era diventato di massa, grazie anche al progresso economico e ad un ritrovato ottimismo sociale. L'insegnamento era però in mano ai cosiddetti ‘baroni’, professori che spesso comparivano solo per le lezioni senza interagire con gli studenti. Infine era sottovalutata, o ignorata, l'esigenza di laboratori e seminari che preparassero gli studenti all'attività professionale.


Si sentiva la necessità di cambiare aria, di rinnovare il concetto stesso di studio, di accessibilità, di comunicazione. 

Cominciarono così le prime occupazioni: Statale di Pisa, Palazzo Campana a Torino, Cattolica di Milano, Architettura a Milano, Roma, Napoli, di Sociologia di Trento. 

In tutta europa poi si sarebbero diffusi questi fermenti che univano universitari, liceali, giovani, operai.

Guarda qui:

https://video.repubblica.it/cronaca/i-tre-uccelli-tornano-a-sant-ivo-alla-sapienza-cosi-occupammo-la-cupola-e-scoppio-il-68/297550/298168