29 maggio 2023

I documenti svelano i segreti del pittore spagnolo Diego Velazquez a Roma

Il grande pittore spagnolo Diego Velazquez (Siviglia6 giugno 1599 –Madrid6 agosto1660) venne a Roma due volte durante la sua vita. 

VELAZQUEZ IN ITALIA. Il primo viaggio in Italia risale al 1629 e durò soltanto un anno e mezzo circa. Questo fu anche uno dei momenti cruciali per lo sviluppo dello stile pittorico dell'artista spagnolo e anche della storia del mecenatismo della corona di Spagna, dato che fu Filippo IV a finanziare il viaggio. 
Il sovrano gli assegnò 400 ducati d'argento (corrispondenti a circa 2 anni di salario) a cui si aggiungono altri 200 d'oro, elargiti dal duca di Olivares, potente primo ministro.

Diego venne in Italia per fare il cosiddetto apprendistato, e per studiare sulle tele e dipinti dei grandi pittori italiani. Andò a Venezia, a conoscere Tintoretto, Tiziano e Veronese, artisti che il trentenne pittore di Siviglia scoprì di amare moltissimo, a Genova e poi a Firenze e a Roma a studiare le forme grandiose di Michelangelo e quelle più sobrie e perfette di Raffaello. 
Diego rimase abbagliato da chiese e palazzi, da giardini e antiquarie, dai pittori  della sua stessa epoca Guido Reni, Guercino, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin e naturalmente Annibale Carracci e da Caravaggio, che già conosceva.
Venti anni dopo, quando aveva 50 anni, il pittore riuscì a fare un secondo viaggio di in Italia. In questa occasione Velazquez fu inviato a Roma dal re Filippo IV di Spagna per acquistare sculture e dipinti. E anche per reclutare un pittore di talento per abbellimenti all'Alcazar di Madrid. 
Nel 1649 Velazquez dunque si imbarcò a Malaga diretto a Genova, spostandosi poi a Milano e Venezia, dove acquistò dipinti dei più famosi pittori veneti. Poi a Modena fu ricevuto con entusiasmo dal Duca, per il quale eseguì tre ritratti, uno tuttora nella città emiliana, gli altri due ora esposti al museo di Dresda

JUAN DE CORDOBA, AGENTE SPAGNOLO A ROMA. Quando l’artista arrivò a Roma fu l'agente spagnolo 
Juan de Córdoba che gli organizzò il soggiorno. Si occupò di tutte le questione gestionali relative all'invio in Spagna delle opere d'arte, ma non solo.
Gli trovò casa a 
Palazzo Nardini in via di Parione, dietro piazza Navona, gli gestì l’agenda, gli curò gli incontri nelle varie dimore nobiliari della città, lo introdusse negli ambienti romani, gli gestì i contratti dei lavori. E non solo....
D. Velasquez,
Juan de Pareja
VELAZQUEZ A ROMA.  E così anche nella città eterna fu ricevuto con grande onore dal Papa, che gli donò una medaglia e una catena d'oro. E lo incaricò di fargli un ritratto.
Prima però, nel 1650, Velázquez dipinse lo splendido ritratto del suo servo Juan de Pareja, ora al Met di New York. Si tratta di uno dei suoi ritratti più apprezzati e conosciuti. 
Presumibilmente il quadro servì come allenamento visto che non toccava i pennelli da mesi, per prepararsi alla realizzazione dell'ancora più celebre  ritratto di Innocenzo X.

SECONDO VIAGGIO A ROMA.  Anche per Juan quel ritratto rappresentava una svolta: pochi mesi dopo, nel novembre del 1650, Velázquez decise di affrancare Juan con un atto notarile, che stabilì, come unico obbligo, quello di continuare a lavorare nel suo studio per altri quattro anni (vedi dopo). 
Proprio durante questo secondo viaggio e contemporaneamente al ritratto di De Pareja, il pittore rese libero Juan con la clausola di non scappare né compiere atti criminali per almeno quattro anni. 
L’atto, tutt’ora conservato presso l’Archivio di Stato a Roma, è intitolato Donatio libertatis.
Solo successivamente realizzò il famoso ritratto di Papa Pamphilj Innocenzo X (oggi alla Galleria Doria Pamphilj di Roma), e il pittore ne fece anche una copia, che riportò con sé in Spagna. 
Innocenzo X

A ROMA A VELAZQUEZ  NASCE UN FIGLIO. La vita a Roma scorreva così felicemente per Diego che ci vollero le ripetute sollecitazione del re Filippo IV perché riprendesse la via del rientro in patria

Velazquez rimase a Roma fino al 1651, acquisendo sempre più fama e dipingendo vari  capolavori. Frequentò molto gli ambienti filo-spagnoli, eseguendo numerosi ritratti
E proprio Juan de Córdoba si rivelò un personaggio chiave durante il soggiorno romano. Velazquez ebbe un figlio  da una donna sconosciuta, che si ipotizza sia stata la donna ritratta nel quadro conosciuto come Venere di Londra. Il pittore forse non conobbe neanche il figlio,  che si chiamava Antonio, e che fu lasciato a una balia.
Ma poichè la donna sembra lo trattasse male interverrà da Roma proprio Juan de Cordoba, che prenderà il piccolo sotto la sua custodia.
ATTI NOTARILI. Queste uniche e preziose notizie circa la vita privata di Velezquez durante il soggiorno romano, e che influirono anche sulle notizie circa la datazione delle opere romane del pittore spagnolo, sono tratte da un atto rotarile, del 13 novembre 1652, intitolato Restitutio pueri  e conservato, come quello già citato, nell'Archivio di uno dei volumi dei 30 Notai Capitolini. (Notaio Giovanni Garzia Valentino Ufficio 32). Importantissimo e ricchissimo archivio conservato presso l'Archivio di Stato di Roma.
NOTAI. Il Collegio dei Trenta notai capitolini fu istituito da Sisto V con bolla del 29 dicembre 1586 con l'obiettivo di riorganizzare l'antico Collegio dei notai capitolini. Il numero degli uffici notarili fu fissato a trenta; i notai, oltre a rogare atti per i privati, fungevano da cancellieri del tribunale del Senatore: i primi quindici uffici verbalizzavano gli atti del tribunale del Primo collaterale di Campidoglio, gli altri del Secondo collaterale.
Il più antico protocollo conservato risale al 1348 ed appartiene al notaio Johannes Nicolai Pauli [clicca qui].


Proprio dal notaio
Giovanni Garzia Valentino, probabilmente di origine spagnola, venne redatto un atto dal quale si apprende la notizia del figlio segreto di Velazquez, che forse Diego non ebbe neppure il tempo di conoscere in quanto fu richiamato in patria dal re di Spagna, ma di cui comunque, grazie agli amici e a Juan de Cordoba, rimasti a Roma, ebbe modo di interessarsi al piccolo Antonio dopo il suo rientro a Madrid.
Non solo.. lo stesso
archivio del notaio Garzia Valentino conserva un'altro atto di Velazquez
, redatto sempre in occasione di questo soggiorno romano.
Si tratta di un atto che
stabilisce la libertà per il suo servo Juan de Pereira, (Donatio libertatis), quello del ritratto, stabilendo come unico obbligo, quello di continuare a lavorare nel suo studio per altri quattro anni. 
D.Velazquez, Venere di Londra
LE CARTE D'ARCHIVIO E LA BIBLIOGRAFIA.
Cfr. Trenta Notai capitolini, Notaio Giovanni Garzia ValentinoUfficio 32, vol.155.

I documenti relativi a Velazquez "romano" sono  stati trovati e pubblicati nel 1983 da Jennifer Montagu,  Velázquez Marginalia: His Slave Juan de Pareja and His Illegitimate Son Antonio sta in The Burlington Magazine, Vol. 125, No. 968 (Nov., 1983), pp. 683-685. Cfr. anche F.Curti,  A portrait of Juan de Córdoba by Diego Velázquez, sta in The Burlington Magazine, 2019.