11 febbraio 2023

Viaggiare nello Stato pontificio. Quanta povertà e disoccupazione...

Archivio di Stato
di Roma
Siamo nel 1775.  Il pontefice  e i suoi ministri sono in riunione... si parla e si discute sui temi all'ordine del giorno. E' urgente esaminare le notizie della nuova situazione creata dalle riforme avviate nel resto d’Europa e anche in alcuni Stati italiani. 
Nello Stato pontificio c'era infatti stato solo qualche modesto tentativo per i molti ostacoli che qui minavano il difficile cammino delle riforme.
E così alla fine dell'udienza la decisione è presa da Pio VI (1775-1799) - il papa nativo di Cesena  - appena eletto. 
Egli decreta un viaggio-ispezione che avrebbe portato mons. Guglielmo Pallotta, Tesoriere generale della Reverenda Camera apostolica, e il suo seguito da Roma in su, fino alle province settentrionali.
Papa Braschi  era un conoscitore delle finanze pontificie, in quanto precedentemente, nel 1766, (durante il pontificato di Clemente XIII, 1758-1769),), aveva rivestito la importante carica di Tesoriere della Reverenda Camera apostolica, cioè il Ministro delle finanze.


SCOPI DEL VIAGGIO. Scopo di questo viaggio-ispezione è dunque quello di avere informazioni precise sui  possedimenti statali (tenute, fortezze, magazzini etc.), sulla situazione delle attività manifatturiere e commerciali nelle province.
Il papa  è interessato anche a conoscere le modalità di esazione dei dazi e delle gabelle di transito interne.
Pio VI voleva che persone di sua fiducia, con precise direttive, verificassero e completassero le informazioni, già in parte in suo possesso. Queste ultime provenivano da alcuni amministratori locali, o da precedente relazioni,: da persone di cui il papa forse poco si fidava.  Di qui la necessità di un nuovo viaggio -ispezione. 
E così i risultati di queste osservazioni sono tutte in una Relazione del viaggio...per lo stato ecclesiastico conservata nell’Archivio di Stato di Roma nella fondo Camerale II.


Pio VI
ESPERIENZE DI PIO VI PRIMA DEL PONTIFICATO. Non va dimenticato che Giovanni Antonio Braschi (1775-1799), futuro Pio VI, nel suo ruolo di Tesoriere,  aveva  cercato di rispondere alla difficile situazione economica  con un progetto innovativo che puntava sulla abolizione delle molteplici tasse statali, dei dazi, dei pedaggi interni che caratterizzavano in negativo lo Stato pontificio. 
Tale progetto includeva una novità assoluta: l’istituzione delle dogane ai confini dello Stato. Non a caso nella Relazione.. è ribadito anche : Nientemeno risultava che il vetturale , il quale debba portare qualsivoglia mercanzia da Roma al confine dello Stato Bolognese, sarà sottoposto ad essere visitato e vessato in num. 36 dogane di passo” (dalla Relazione del viaggio...).
Per quanto riguarda l'aspetto fiscale, finalmente si sarebbe arrivati a ridurre le tasse indirette a tre sole: estimo del terreno, che avrebbe colpito i più ricchi in quanto proprietari di beni immobili, macinato del grano e sale che invece avrebbe colpito i più poveri.

SI PARLA DELLE DISEGUAGLIANZE SOCIALI. E nel testo di questo progetto, consegnato alla storia e conservato presso l'Archivio di Stato di Roma (vedi nota*), c’è un riferimento a temi collegati alle diseguaglianze sociali: la consapevolezza che colpendo il consumo del grano e del sale - prodotti di largo consumo- si penalizzavano i poveri (quasi sempre con famiglie numerose), rispetto ai ricchi. 
E questi ostacoli di carattere sociale venivano superati appellandosi al bene universale dello Stato, che per realizzarsi non poteva tener in conto appunto le disuguaglianza sociali.

Quando nel 1775 Braschi diventa papa Pio VI il suo progetto è ancora sulla carta!!
Perciò egli decide di incaricare il suo Tesoriere Pallotta del viaggio-ispezione. Dietro ai documenti, scritti poi per ragguagliare il papa, efficace economista, c’è la mano di esperti funzionari dell’amministrazione finanziaria romana.
In primo luogo Francesco Simonetti, capo dell’importantissimo ufficio della Computisteria generale della Camera Apostolica (anche questo archivio è conservato all’Archivio di Stato di Roma).

IL VIAGGIO. Detto, fatto! La partenza avviene il 21 settembre del 1775 e il ritorno 47 giorni dopo. Nel viaggio, Simonetti si porta dietro anche Pietro, suo figlio come aiutante e l’abate Cristiano De Miller, ispettore generale delle finanze, che era un lorenese esperto del settore manifatturiero e avrà un ruolo particolarmente attivo dopo questo viaggio. 
Da notare che Pietro Simonetti sarebbe a sua volta diventato computista generale della Camera apostolica .
Stato pontificio nel 1798-99
Questi viaggiatori del tutto particolari seguono un tragitto che li porta a spingersi fino all’Emilia Romagna e alle Legazioni (attuali province di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna), zone che facevano parte dei possedimenti dello Stato pontificio, ma che erano riuscite nel tempo a ricavarsi un'autonomia amministrativa, che dava molto fastidio a Roma.
E, non a caso, la disparità dello sviluppo economico fra questi territori e gli altri appare incredibile anche leggendo i risultati di questa visita ispettiva.

LE STRADE. All'andata si percorrre l'antica strada del Furlo, che da Roma portava a Foligno e, valicata la Scheggia (cioè la gola del Furlo), usciva a Fano e proseguiva per Rimini, Bologna e Ferrara.
Questa strada era importante perchè univa Roma al Santuario della Santa Casa di Loreto e viceversa, risultava più sicura per i pellegrini che la battevano, e lungo il suo percorso offriva numerosi luoghi di ospitalità. 
Al ritorno si va per la via Lauretana che passava da Ravenna, Cesenatico e da Loreto, importante luogo del pellegrinaggio mariano.
[N:B. A proposito di Loreto. Chi volesse consultare la documentazione relativa all' amministrazione del cospicuo patrimonio della S. Casa per gli anni 1672-1692, la trova conservata
in Archivio di Stato di Roma.  Ricordiamo la voce Loreto nell'importante fondo del Camerale III, suddiviso per luoghi]. 

LUOGHI VISITATI. I luoghi visitati e di cui si descrive lo sviluppo manifatturiero e commerciale sono: Fossombrone, Pesaro, Rimini, Bologna, Ferrara, Pontelagoscuro, la zona a Ariano a Comacchio ( nella relazione vengono dedicate parecchie e interessanti pagine sulla tenuta della Mesola, bene allodiale di Giuseppe II che la Camera apostolica avrebbe acquistato successivamente nel 1785), la zona del Po di Primaro, le saline di Cervia.
In questi territori c'erano interessi economici collegati a importanti appalti stipulati per la raccolta del sale (Cervia e Comacchio, vedi ASR, Amministrazione delle saline di Cervia e Comacchio), la pesca delle anguille (zona di Comacchio, vedi ASR, Camerale III, Comacchio). 
veduta di Loreto
dalla strada di Recanati
1884
Il viaggio serve anche a verificare lo stato degli immobili (magazzini, torri , edifici carcerari, etc) di pertinenza della Camera apostolica. 
Tornando indietro si passa per Senigallia, Urbino, per l'importante porto di Ancona, Perugia, il Lago Trasimeno fino a Roma.

RESOCONTO DEL VIAGGIO. La situazione che trovano durante il lungo viaggio,  e di cui riferiscono, è grave: modestissima è infatti la produzione manifatturiera e il commercio. Ovunque la popolazione risulta quasi tutta disoccupata
In qualche città si producono prodotti tessili grazie ai conservatori, istituzioni che ospitavano orfanelle, zitelle, o condannate per imparare il mestiere.
Si trattava, in sostanza, di manodopera che lavorava gratuitamente e, come riportato nella relazione, oltre a non ricevere alcuna paga per il lavoro compiuto, pativa anche la fame, perchè "il vitto era assai scarso".

Miseria, disocupazione ovunque. Un riferimento preciso è fatto dal tesoriere riguardo alla  zona nord-orientale del territorio umbro, al confine con le Marche dove la gente si cibava di pane fatto con la ghianda seccata nel forno e macinata con la quarta parte di grano, inserendo una considerazione pesante come un masso per la politica pontificia: quella che i cani da caccia in altri paesi mangiano pane assai migliore.

Rimini era piena di questuanti. Sinigaglia viveva bene solo durante la sua famosa Fiera. A Loreto si sopravviveva grazie al commercio di oggetti religiosi (medaglie, campanelli, crocefissi), anche se per le corone si temeva il contrabbando da Venezia. Anche Assisi appariva desolata e abbandonata. Piena di monasteri e conventi, che però vivevano solo di elemosine e non producevano nulla. 
A Perugia la situazione era migliore, ma si denuncia l’esistenza di 48 fra conventi di monache, frati e conservatori totalmente passivi, che tiravano avanti con elemosine pubbliche e private e che invece potevano in parte essere adibiti a conservatori. 
Lo sfruttamento di manodopera formata da emarginati, diseredati, galeotti era una costante nello Stato pontificio, come in altri stati.
Spiccano in questo deserto Bologna, Ferrara, Faenza, Comacchio, Ancona, con giudizi piuttosto positivi.
miniatura di un Forno
nel medioevo 
La miseria della popolazione accompagna va spesso le desolanti righe di questi scritti.
RIENTRO A ROMA. Appena rientrati a Roma, una delle proposte fatte fu quella relativa all’apertura di una strada barrocciabile per migliorare le comunicazioni tra i due mari Mediterraneo e Adriatico e favorire lo smercio di prodotti verso il nord e verso l'Adriatico.
Altri dettagli sono relativi al grave problema dell'elevato numero di barriere doganali, e all’istituzione delle dogane ai confini.
In conclusione. Nel 1777 venne emanato un editto dal tesoriere che sopprimeva gli arbitrari pedaggi e le gabelle di transito, residuo medievale frequente e dannoso.
Inoltre il 15 dicembre dello stesso anno fu emanato un editto sulla formazione del catasto, insieme ad una dettagliata Istruzione per formare i catastri riferito a tutto lo Stato, eccetto le legazioni di Bologna , Ferrara e l'agro romano, territori soggetti a un diverso regime.

LE CARTE D'ARCHIVIO.  Tutto ciò è riassunto nella Relazione del viaggio...per lo stato ecclesiastico conservata nell’Archivio di Stato di Roma nella fondo Camerale II.
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* Questa importante sezione dell'archivio della Camera apostolica raccoglie documenti di diversa tipologia, estrapolati da vari archivi delle magistrature facenti parte della Camera apostolica, al fine di costituire una miscellanea per materia. La Camera apostolica era l' organismo finanziario, amministrativo e giudiziario che aveva cura di tutti gli affari, diritti ed interessi materiali ed il governo delle temporalità della Chiesa.