A Roma, in
passato, oltre agli svaghi organizzati dal potere religioso (feste
religiose, carnevale, corse di cavalli…etc.) e da qualche privato
autorizzato da Monsignor Governatore di Roma (tombole,
rappresentazioni teatrali, fuochi d'artificio nelle
strade, etc), un passatempo
molto popolare era quello delle carte
da gioco. Grazie alla
diffusione del metodo di stampa fatto con blocchi di legno (xilografia),
e alla maggiore reperibilità sul mercato di carta, le carte da gioco si
cominciarono a diffondere in Europa a partire dalla fine del Trecento,
anche se è nel Quattrocento che conobbero un'espansione notevole .
IL TEMPO LIBERO. Poichè nello Stato pontificio il sovrano era anche il sommo pontefice della chiesa universale, questo comportava una pesante intromissione della morale cattolica in molti aspetti della vita quotidiana, quali l'impiego del tempo libero.
Ma esisteva poi il concetto di tempo libero nelle epoche passate? No, perchè è un concetto moderno, collegato alla organizzazione del lavoro iniziata nell'800, quando si cominciò a distinguere fra tempo occupato (in fabbrica) e tempo libero, che serviva in sostanza per migliorare il lavoro stesso.
REGOLAMENTARE I GIOCHI. Tornando al gioco, dal '500 si assiste ad una graduale e specifica presa di posizione da parte del papa per regolamentare il gioco d'azzardo.
Tutti i giochi, e non solo quelli fatti con le carte, basati sul puntare denaro erano definiti d'azzardo e perciò proibiti, poichè la vincita dipendeva quasi esclusivamente dalla fortuna. Già in queste epoche lontane ci si era resi conto della pericolosità di un fenomeno oggi noto come dipendenza. Praticare questo tipo di giochi influiva sui comportamenti dei singoli individui, perchè provocava accanimento e poteva avere come conseguenza l'abitudine a una vita oziosa, incline alla bestemmia, ai furti e alle risse. Il linguaggio scurrile, le parole forti erano poi comuni tra i giocatori. Di qui continui problemi di ordine pubblico.
PROBLEMI DI ORDINE PUBBLICO. In particolare la bestemmia, abitualmente in bocca al giocatore, era considerata un reato molto grave per la morale cattolica. Lo testimoniano i bandi generali, emanati periodicamente per ricordare al popolo tutto ciò che era proibito. Non a caso, la bestemmia era il reato che veniva nominato per primo.
Si affida ad un appaltatore privato il diritto esclusivo a fabbricare, bollare e vendere le carte da gioco. In cambio egli avrebbe pagato una somma consistente, che fu assegnata da Sisto V come rendita all’Ospedale dei poveri mendicanti (il suo San Sisto). Anche più tardi la politica dei papi fu ambigua, sempre in bilico fra tolleranza, per non rinunciare alle entrate connesse, e severità, per cui si vietarono spesso i giochi per i noti fenomeni di disordine sociale.
Vedi anche: Le carte da gioco. Le tasse sulla fabbricazione e vendita - 3
Roma, Popolani che giocano a carte (particolare di un acquerello ottocentesco di Achille Pinelli) |
Gli aspetti
trasgressivi legati ad alcuni giochi di carte non potevano
però non attirare subito l’attenzione dei governanti!
Ma esisteva poi il concetto di tempo libero nelle epoche passate? No, perchè è un concetto moderno, collegato alla organizzazione del lavoro iniziata nell'800, quando si cominciò a distinguere fra tempo occupato (in fabbrica) e tempo libero, che serviva in sostanza per migliorare il lavoro stesso.
ASRoma, Campioni di carte da gioco acquerellate a mano (sec.XIX) |
Tutti i giochi, e non solo quelli fatti con le carte, basati sul puntare denaro erano definiti d'azzardo e perciò proibiti, poichè la vincita dipendeva quasi esclusivamente dalla fortuna. Già in queste epoche lontane ci si era resi conto della pericolosità di un fenomeno oggi noto come dipendenza. Praticare questo tipo di giochi influiva sui comportamenti dei singoli individui, perchè provocava accanimento e poteva avere come conseguenza l'abitudine a una vita oziosa, incline alla bestemmia, ai furti e alle risse. Il linguaggio scurrile, le parole forti erano poi comuni tra i giocatori. Di qui continui problemi di ordine pubblico.
PROBLEMI DI ORDINE PUBBLICO. In particolare la bestemmia, abitualmente in bocca al giocatore, era considerata un reato molto grave per la morale cattolica. Lo testimoniano i bandi generali, emanati periodicamente per ricordare al popolo tutto ciò che era proibito. Non a caso, la bestemmia era il reato che veniva nominato per primo.
A Roma barattieri, giocatori, osti e bari costituivano un microcosmo che ruotava intorno al gioco, diffusissimo sia fra i nobili che fra i popolani. Dadi, giochi di carte, lotterie appassionavano ampi settori della popolazione.
Da notare che nel corso dei secoli, il fattore etico si intrecciò sempre di più con gli interessi finanziari del governo pontificio.
L'APPALTO. A causa infatti della rapida diffusione delle carte da gioco, alla fine del secolo XVI “er papa tosto” Sisto V (1585- 1890) decide di tassare questo settore. Da notare che nel corso dei secoli, il fattore etico si intrecciò sempre di più con gli interessi finanziari del governo pontificio.
Si affida ad un appaltatore privato il diritto esclusivo a fabbricare, bollare e vendere le carte da gioco. In cambio egli avrebbe pagato una somma consistente, che fu assegnata da Sisto V come rendita all’Ospedale dei poveri mendicanti (il suo San Sisto). Anche più tardi la politica dei papi fu ambigua, sempre in bilico fra tolleranza, per non rinunciare alle entrate connesse, e severità, per cui si vietarono spesso i giochi per i noti fenomeni di disordine sociale.
Vedi anche: Le carte da gioco. Le tasse sulla fabbricazione e vendita - 3
LE CARTE D'ARCHIVIO E BIBLIOGRAFIA. E' possibile seguire l'evoluzione di questo appalto consultando la documentazione conservata nell'Archivio di Stato di Roma nell'archivio dell'Ospizio Apostolico del San Michele e nel"Camerale II- Carte da gioco" [continua]
Questo post è una sintesi tratta da : M, Morena, L’amministrazione del bollo e fabbricazione delle carte da gioco nello stato pontificio (1588-1837), sta in Rassegna degli archivi di stato, LII (1992), n.2, pp, 328-333;