22 ottobre 2018

Grazie ai Francesi si conoscono le attivita' commerciali di Roma! Il vetro a Roma.


Pio VII incorona Napoleone I 
(J.Louis David)

Roma, 1809. I francesi hanno appena occupato Roma. Possiamo solo immaginare quanto sia difficile per i nuovi governanti capire come agire in una realtà così complessa come la città dei papi.
Subito si rende necessario, per poter poi emanare nuovi provvedimenti, conoscere l'economia della città e la consistenza delle attività esistenti.

CENSIMENTO PER CONOSCERE LE ATTIVITA' ROMANE. 
Si decise di effettuare un censimento delle singole arti, manifatture e industrie in funzione in questi anni. Lo scopo era sicuramente collegato alla necessità di imporre nuove tasse, di requisire dei beni necessari alle truppe francesi, e, in parte, si guardava avanti per tentare di promuovere un rinnovamento economico della città!
In quel periodo, Roma è una città molto complessa, che, nonostante tutti i problemi, si dà da fare per soddisfare i bisogni dei suoi abitanti: gli ecclesiastici, gli aristocratici e il popolino. Poi va considerato il consistente numero di viaggiatori, di personaggi importanti che ruotano intorno alla corte pontificia, di nobili che vengono a Roma per varie occasioni pubbliche e private, di pellegrini che affollano le sue strade. Tutta questo flusso di persone deve dormire, alimentarsi, fa acquisti eterogenei in base alle sue possibilità economiche, frequenta locande e osterie..Insomma gli uni e gli altri alimentano un giro d’affari, su cui si sono nei secoli stratificate le varie attività commerciali della città.
Grazie ai dati raccolti dal conte De Tournon, prefetto francese di Roma (vedi Etudes statistiques su Rome et la partie occidentale des Etats Romains conservati negli Archivi francesi), in collaborazione con personaggi emergenti dell'amministrazione romana, in una grande inchiesta avviata proprio in questi anni, abbiamo notizie dirette sulle attività produttive di Roma nel 1809-10, che permettono di tracciare un quadro di quello che a Roma si "produceva".

lavorazione del vetro (da
Enciclopedie di Diderot e D'Alembert) 

FABBRICAZIONE  DEL VETRO. 
L'inchiesta citata ci informa che in questi anni : A Roma esistevano 6 vetrerie che facevano vetri impuri e verdastri, per non parlare inoltre della cattiva qualità dei cristalli. Insomma Roma (...) non sà di presente’ né soffiare un bicchiere di cristallo, né preparar la pasta ordinaria di una bottiglia  nera di vetro.
I prodotti dell’arte vetraria erano però molto scadenti, e  non si conosceva la composizione per fabbricare il cristallo .
Nella produzione di questi manufatti sembrava non incidere tanto la mancanza di materie prime - soda, manganese e legna combustibile non mancavano nei territori romani, mentre è pur vero che non si trovava l’arena, altro elemento che veniva dalla Sicilia (in particolare da Trapani), piuttosto la pessima qualità dei vetri romani si doveva attribuire alle scarse conoscenze tecniche dei vetrai locali.
Proprio a causa di questi problemi a Roma non si fabbricavano lastre di grandi dimensioni, ma piccoli vetri. Quindi se si eccettua qualche lavoro da considerarsi ordinario la richiesta del mercato di questo genere di prodotti di lusso era soddisfatta dalle importazioni dalla Boemia, dalla Francia, e da Venezia.
Dagli anni della Rivoluzione al regime napoleonico, l’influenza francese in Italia si traduceva anche in una emulazione della maggiore raffinatezza che caratterizzava la vita e le abitudini della società francese, e quindi in un aumento dei consumi dei generi più raffinati e di lusso, che però le modestissime industrie locali non erano in grado di soddisfare.
Se teniamo conto inoltre che si trattava di una società con caratteristiche tutto particolari, come era da considerarsi quella dove il sovrano era il capo della cristianità, e dove i governanti erano dei religiosi, tuttavia cominciava a farsi strada, accanto al tradizionale ceto aristocratico, un primo nucleo di quel ceto borghese, che nel corso dell’Ottocento andrà progressivamente acquistando anche qui un maggìore peso.

FABBRICAZIONE DEL CRISTALLO A ROMA. Poi almeno per quanto concerne la produzione di oggetti di vetro e dì cristallo sembrò esserci una svolta. Non dobbiamo credere che ciò sia avvenuto di colpo, quanto piuttosto considerarla il frutto maturo dell’immaginazione di un uomo intraprendente, i cui interessi convergevano con quelli di un’amministrazione che sebbene prudente verso tutte le novità, accettava e incoraggiava qualche innovazione nell’ambito del settore commerciale e di quello manifatturiero per superare lo stallo di uno stato della debole vita economica e produttiva.
Si sta parlando di un imprenditore romano: quel tal Vincenzo Nelli che, quando nel maggio del 1814 il pontefice Pio VII torna - dopo il regime napoleonico - ad insediarsi nel palazzo del Quirinale, ha instaurato già una ventennale consuetudine lavorativa con l’amministrazione pontificia.

LE CARTE D'ARCHIVIO. Tutto l'affaire è trattato nelle carte della Congregazione economica , conservate presso l'Archivio di Stato  di Roma e in parte presso l'Archivio segreto vaticano
Questo post è tratto da M.Morena, Amministrazione pontificia e vicende imprenditoriali a Roma: Vincenzo Nelli e la fabbrica privativa di cristalli (1815-1841) sta in  Roma fra la restaurazione e l'elezione di Pio IX. Amministrazione, economia, società e cultura, Roma, Herder, 1997. (continua)

[immagini: N.1 J.Louis David, Pio VII incorona Napoleone; N.2 lavorazione del vetro (da
Enciclopedie di Diderot e D'Alembert) N.3. Stampa raffigurante cristalli e vetri di Boemia].
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