24 ottobre 2018

I francesi a Roma (1798-99). La mancanza del pane si fa sentire...

Sembra strano ma Napoleone non riuscì mai a venire a Roma, ad entrare nei bei palazzi romani. 
Così la città che aveva desiderato tanto e che vedeva seconda solo a Parigi, e dove lascerà tracce importanti, rimase sconosciuta al grande condottiero.
Eppure già nel 10 febbraio 1798 Roma veniva invasa dalle truppe francesi comandate dal generale Alexandre Berthier. In poche ore i soldati occuparono Castel S. Angelo, innalzandovi la bandiera tricolore francese.
Subito dopo, con un proclama, furono rese note le dure condizioni della Capitolazione del governo pontificioconsegna di alcuni cardinali in qualità di ostaggi, arresto di una serie di persone ritenute nemiche della Francia e pagamento della somma di 4 milioni di piastre oltre ad altre clausole. E infine il giorno successivo, il grosso della fanteria francese, oltrepassate le mura, prese possesso delle piazze e delle aree più importanti della città.  
I15 febbraio 1798 la Repubblica Romana fu proclamata, abolendo di fatto il potere temporale, sebbene il papa Pio VI si rifiutasse di abdicare. Il papa fatto prigioniero, e morirà in Francia nel 1799.
La repubblica però durò poco, in quanto già nel 1800 lo Stato Pontificio fu ripristinato.

DIFFIDENZA VERSO I FRANCESI. Il nuovo regime fu accolto freddamente dalla popolazione  pontificia per i saccheggi e le requisizioni subiti dai francesi, che accompagnano la presa della città e per le pesanti imposte richieste alle comunità locali dai dirigenti francesi.

RIORGANIZZAZIONE POLITICO-AMMINISTRATIVA. Il biennio 1797-99 porta a Roma e alle comunità locali dello Stato pontificio gravi problemi. E il popolo romano aveva bisogno di altri problemi!!
Appena istituita la Repubblica, si diede inizio a una riorganizzazione totale: un nuovo sistema politico e amministrativo, finanziario ed economico, ma anche una ridefinizione dei modi di vita sociale e religiosa. Tutto il territorio è diviso in dipartimenti e questi in cantoni, che riunivano più municipalità, cancellando le precedenti articolazioni amministrative.
Il territorio dell'ex Stato pontificio fu così diviso in 8 dipartimentiCiminoTevereClitunnoCirceoMetauro, TrasimenoTrontoMusone, e quindi in cantoni e questi in municipalità. 

ATTENZIONE ALLE RIVOLTE PER MANCANZA DI PANE E ALTRI GENERI. Un aiuto per conoscere la politica dei francesi arrivati a Roma viene dalle carte d'archivio, che gettano luce  sulle misure urgenti varate dal nuovo governo per scongiurare rivolte e sommosse fra i romani,  scatenate dalla mancanza di pane e altri generi alimentari.
Troppo pericolosa per i nuovi governanti sarebbe stata una rivolta a Roma, città da sempre abituata dal paternalistico sistema annonario imposto dal governo pontificio a trovare il pane a basso prezzo nei forni «baioccanti», che insieme a quelli «decinanti» erano gli esercizi deputati alla vendita dei due tipi di pane: economico, e di qualità.
Quando il popolo giornalmente andava a rifornirsi di pane, alimento che costituiva la base dell'alimentazione quotidiana elle epoche passate,  misurava immediatamente la capacità dei governanti. 
Perciò, al contrario di altre settori, la politica annonaria presentava un alto e immediato grado di visibilità da parte dei ceti popolari.
Pompei, distribuzione del pane
(affresco)
L' esperienza della Repubblica Romana fu breve, ma così densa di problemi che anche gli archivi sembrano voler sottolineare i settori in cui fu più urgente l'impegno degli amministratori francesi.
La scarsezza dei raccolti, la fame e la carestia alle porte, i disordini continui in Roma e nei 8 dipartimenti dello Stato pontificio, costituiscono lo sfondo cupo su cui emergono almeno due  obiettivi  categorici: rifornire Roma  di grano  per consentire la panificazione e assicurare alla truppe francesi e romane le sussistenze

REQUISIZIONI.  Mentre imperversano la carestia e le diserzioni interessano anche i soldati francesi,  si assiste alla scomparsa della moneta metallica, conseguenza della grave crisi finanziaria, e all' esodo verso le regioni limitrofe dei mietitori affamati. Il  governo francese messo di fronte a questa situazione cupa, comincia a gravare le comunità locali con pesanti requisizioni e contribuzioni. Ogni paese è vessato da requisizioni e da contribuzioni di ogni genere, e spesso riceve la visita di un gran numero di commissari e di agenti repubblicani, inviati per ottenere il massimo per l’approvvigionamento dell’esercito. La situazione che ne scaturisce è drammatica, e in  molti casi  da luogo al diffuso fenomeno delle insorgenze contro i francesi.
Papa Pio VI lascia Roma (20-2-1798)


LE CARTE D'ARCHIVIO. Le carte conservate nell'Archivio di Stato di Roma nella Presidenza dell'Annona e grascia e nella Repubblica romana (1798-1799),
nella Congregazione del buon Governo (serie III) rappresentano un'importante fonte per studiare questi fenomeni .
In questo carteggio si trovano riferimenti precisi a : assegne presentate dai produttori agricoli; esemplari di leggi appena emanate e trasmesse direttamente alle  comunità locali, spesso con note e osservazioni; esemplari di petizioni popolari;  esposti contro le requisizioni e contribuzioni ; richieste di pagamenti per i generi somministrati alle compagnie dei fornitori; apertura di nuovi forni, migrazione dei mietitori controversie fra comuni e affittuari di forni, problemi circa il trasporto del grano nella capitale, erezione di Monti frumentari, esposti per ruberie di grano, richieste dei fornai per  portare armi, esposti contro le requisizioni di grano prodotto (etc). Il carteggio conservato è scambiato fra i ministri degli uffici centrali (cioè Interno, guerra e affari esteri , Giustizia e polizia) con le varie autorità municipali (prefetti consolari dei vari cantoni, commissari per le sussistenze, edili, pretori etc). In particolare al Ministro dell'interno è inviata documentazione che si riferisce  alle materie annonarie, al ministro della guerra quella strettamente relativa alla fornitura di sussistenze alle armate; al ministro della giustizia i casi di reati commessi su queste materie.
 
Non tutta la documentazione proviene però dalle comunità locali, anche se  su tutto emerge la voce  delle istituzioni centrali, insediatesi nei bei palazzi romani.   
Relazioni e rapporti  hanno però un comun denominatore: il tentativo di garantire l’ approvvigionamento di Roma  e  dell’armata francese e romana, requisendo grano e altri generi di prima necessità. Per questo scopo  ci si deve occupare anche del loro pagamento, del trasporto a Roma, denunciando inoltre le molte irregolarità rilevate. (Si aggiungono quindi dei particolari interessanti: ad esempio il caso di un battello corsaro che in località Porto Ercole depreda un bastimento romano carico di grano e formaggio, quindi si parla delle misure da adottarsi per garantire la navigazione sicura da Civitavecchia a Fiumicino). 
Qualche suggerimento poi merita una segnalazione: il progetto per fare un mercato del grano correlato al libero commercio; il problema delle liquidazioni di prestiti fatti da privati per le sussistenze alle armate; le liquidazioni da parte della Commissione di liquidazione di lavori fatti per le truppe alla caserma di Trinità di Monti, al quartiere di cavalleria nel cortile della Minerva, a Palazzo S. Giovanni in Laterano, nel convento di S. Agostino, S. Silvestro a Monte Cavallo per la costruzione di stalloni per la cavalleria e i restauri ai granai alle Terme; l’andamento dei forni a Roma e in atri località, la qualità del pane e sua scarsezza, la proibizione dell'esportazione del grano e altri generi, la mancanza di legna e fascina indispensabile per i forni di Roma. Infine  si segnalano vari rapporti degli Agenti generali per le sussistenze : alcuni fascicoli interessano invece la posizione di Guglielmo Terziani, commissario generale delle sussistenze, altri la  compagnia Cavagnari.
Infine, la frase del titolo è riferita alle proteste organizzate dalla popolazione romana.
____________
*Ricordiamo che il trattato di Tolentino imponeva la Papa il pagamento di 30 milioni di lire tornesi, il controllo militare di Ancona, la cessione di centinaia di opere d’arte e di preziosi codici.Non mancarono episodi di resistenza, anche popolare, alla spoliazione legale dei tesori vaticani.