12 gennaio 2019

Astuti cardinali e abili banchieri. Giacomo Antonelli e l' Appannaggio Beauharnais (1810-45)

Card. Giacomo Antonelli
Circa duecento anni fa, il 26 maggio 1805, Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi, diventava re d’'Italia (1). 
A Milano durante la cerimonia di incoronazione, forse stanco perché il sacerdote celebrante non si sbrigava, l`imperatore dei francesi si pose da solo sul capo la corona ferrea dei re Longobardi, custodita nel Duomo di Monza, esclamando: "Dio me l`ha data e guai a chi me la tocca"
Frase passata alla storia!! 

NOMINA DEL VICERE' D'ITALIA.  Così, dal 1805 al 1814, viene nominato un Vicerè del regno d'Italia nella persona del principe Eugenio di Beauharnais.
Si trattava di un figlio di primo letto della futura moglie di Napoleone, Giuseppina Beauhrnais
Sembrava che il principe potesse guadagnarsi un pò di autonomia, però, anche se il regno era italiano di nome, rifletteva in realtà il comando a tutto tondo da parte dei francesi e di Napoleone in primis.
RICCA RENDITA PER IL PRINCIPE. Nel 1810 Napoleone emana una legge con la quale mette a disposizione del viceré d’Italia un Appannaggio. Si trattava di un insieme di beni destinati a mantenere la sua famiglia e la corte. 

Quello che passerà alla storia come Appannaggio Beauharnais consiste in beni da poco confiscati – in base a leggi mutuate dalla Francia – a conventi, monasteri, enti religiosi, ecc. 
Si tratta complessivamente di 2.300 terreni, 138 edifici urbani ed una ottantina di opifici e mulini. Sono tutti collocati nelle Marche, regione che dal 1808 era stata annessa al Regno d’Italia, in particolare nei Dipartimenti del Metauro e Musone (province di Pesaro e Urbino, Ancona, Macerata).  
Eugenio di Beauharnais
Il Principe conserverà queste rendite  anche dopo la Restaurazione del 1814-15, malgrado la netta contrarietà dello Stato della Chiesa
Infatti, dopo l'abdicazione di Napoleone e la caduta del Regno Italico nel 1814, le potenze vincitrici al Congresso di Vienna stabiliscono - nonostante le rimostranze del cardinale Consalvi, che partecipa  in qualità di osservatore in rappresentanza dello Stato Pontificio - che Eugenio Beauharnais può continuare ad usufruire dei beni ricevuti nel 1810. 
GESTIONE DELL'APPANNAGGIO. Eugenio deve pagare alla Camera Apostolica 160.000 scudi romani, a titolo di laudemio e un canone annuo di 4.000 scudi. Per l'amministrazione dei beni ducali è istituito un ufficio centrale ad Ancona con sedi distaccate in altre città marchigiane; dalla Germania (ove Eugenio risiedeva) arrivano abili amministratori ed esperti dirigenti d'azienda, che introdussero nuovi metodi di coltivazione e di produzione.L'8 maggio 1816 viene stipulato un atto notarile tra il Governo Pontificio ed il Principe Eugenio, con il quale si stabilisce che i beni posseduti da quest'ultimo sono concessi in enfiteusi e la Camera Apostolica  avrebbe potuto riscattarli quando lo avesse ritenuto opportuno. Tale diritto però per lungo tempo non potette essere esercitato per il tragico dissesto delle finanze pontificie, risalente addirittura al 1831 (vedi dopo).
Il regno d'Italia
(1803 - 1814)
GIACOMO ANTONELLI. Nato nel 1806 a Sonnino, da famiglia di origine modestissima, arricchitasi poi in fortunate speculazioni immobiliarii, viene mandato a Roma dal padre Domenico, che desiderava avviarlo, nonostante la sua scarsa propensione per la vita ecclesiastica, ad una carriera nell'amministrazione pontificia. Così Antonelli compie gli studi umanistici al Collegio Romano e quelli di diritto alla Sapienza, ove conseguì nel 1827 la laurea in utroque, cioè in diritto civile e canonico. Nel 1830, avuti dal padre i fondi richiesti per l'ingresso nella Prelatura iustitiae, iniziò la carriera curiale prima nella congregazione del Buon Governo, e poi alla Corte superiore, organo di giustizia amministrativa, e nel 1834 passò al tribunale criminale di Roma.
L'acume, il senso pratico e i modi eleganti avevano presto attratto sul giovane Giacomo l'attenzione di prelati influenti, in particolare dei cardinali P. Zurla e L. Lambruschiní, che ne favorirono la rapida ascesa. 
La particolare competenza e abilità in materia di economia e fìnanza gli spianarono la strada verso una lunga carriera iniziata prima come Ministro delle finanze  sotto il pontificato di Gregorio XVI, e poi, diventato cardinale , proseguita con Pio IX, con sempre una maggiore influenza nei tentativi di riforma liberale del nuovo Papa, sui quali esercitò peraltro un grande influsso. 

RISCATTO DEI BENI NONOSTANTE LA MANCANZA DI DENARO. Nel 1845, il giovane Giacomo Antonelli (1806 – 1876) ), all'epoca Grande Tesoriere, ossia Ministro delle Finanze dello Stato Pontificio, durante il pontificato di Gregorio XVI riesce con molta abilità a risolvere l'annoso problema dei beni collocati nelle Marche, che però erano ancora in mano agli eredi di Eugenio di Beauharnais.
Antonelli  avvalendosi del banchiere romano Agostino Feoli, con un'abile operazione finanziaria, riesce a far tornare in possesso dello Stato della Chiesa i beni appartenenti all'Appannaggio, divenuto nel frattempo"Appannaggio Leuchtenberg"
Spinti anche dalle difficoltà di amministrare beni così lontani dalla loro residenza, gli eredi di Eugenio si mostrarono inclini a cambiare il contratto originario e a sottoscrivere una transazione con lo Stato pontificio
Antonelli  a nome della Chiesa ricompra i beni dell'Appannaggio per 3.740.000 scudi. 
Ma come fa il cardinale Antonelli a trovare i soldi necessari? L'Antonelli deve infatti fare i conti con la pesante situazione debitoria dell'Erario, originata principalmente dal disastroso prestito contratto con i Rothschild all'indomani dei moti del 1831.
 Decreto di Eugenio di Beauharnais
 11 giugno 1807 (ASBologna)
Sulla piazza romana era famoso per la sua abilità il banchiere Agostino Feoli e così scatta una delle operazioni più brillanti che questo abile cardinale condusse in porto nel nuovo incarico. 

IL RISCATTO DEI BENI. Il congegno finanziario studiato dai due fu il seguente. Il governo pontificio riscattava l'enfiteusi (contratto stipulato il 3 apr. 1845) pagando agli eredi di Eugenio, divenuti Leuchtenberg, la somma di 3.750.000 scudi.
Tale somma era ricavata affidando alla casa Rothschild l'incarico di collocare certificati di debito pubblico per pari importo all'interesse del 5%, garantiti con ipoteca su quelle terre. I Rothschild progettavano di concludere l'operazione di collocamento in due anni, ma nel giugno 1847 erano ancora in possesso di 3.600 obbligazioni da 1.000 franchi . 
Frattanto il 24 aprile il governo pontificio firmava un contratto di vendita dei beni dell'Appannaggio a una società privata costituita dal Feoli e da altri esponenti della finanza romana (i principi M. Borghese e G. C. Rospigliosi e l'avvocato E. De Dominicis) per un importo di 3.880.000 scudi pagabili in 12 anni all'interesse del 5%: la Società dell'appannaggio si impegnava a rivendere i beni in piccoli lotti a sudditi pontifici. 
Da notare che il cardinal Antonelli  escluse dal grande affare da lui condotto il banchiere Torlonia. Loperazione si concluse quindi senza che lo stato pontifico spendesse un solo scudo!!!

LE CARTE D'ARCHIVIO. La documentazione relativa alla complessa operazione è conservata nell'Archivio di Stato di Roma, fondo Camerale II, Appannaggio Beauharnais.
Si veda inoltre Archivi di famiglie e di persone, Antonelli in cui fra l'altro si conservano n. 329 buste e registri relativi a l’archivio dell’amministrazione dell’appannaggio Beauharnais.
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1) La presenza francese nei territori italiani, iniziata con l'’invasione nel 1796 e terminata nella primavera del 1814, coincide con uno dei periodi più ricchi e importanti nella storia d'’Italia, un’ passaggio epocale fra età moderna e contemporanea. E nonostante siano passati due secoli, l’'avventura italiana di Napoleone è oggetto ancora oggi di vivaci controversie tra chi vede in essa l’'occasione positiva di un prima emancipazione e modernizzazione dell’'Italia e chi la considera una brutale occupazione straniera