3 giugno 2008

Nuove tasse per ripristinare l’acquedotto Vergine. Esiti della ricerca nelle carte d'archivio.


percorsi acquedotti romani

Roma nella 1^ metà del sec.XVI offriva un aspetto miserando…la popolazione doveva per lo più accontentarsi dell’acqua delle cisterne e del Tevere, che gli aquaroli, organizzati in corporazioni (gli acquerenari) vendevano ogni giorno in tutta la città. Andavano a prenderla a monte, oltre Ripetta, perché fosse relativamente pulita; ma la lasciavano riposare per 5 o sei giorni. Fu il pontefice Pio IV (1559-1565) a interessarsi nuovamente dell'acqua di Trevi.
B. Pinelli, La passatella
ACQUEDOTTO VERGINE. Per il lavoro di riattamento dell'acquedotto si offerse un tal Antonio Trivisio per 20.000 scudi. L'ingente somma sarebbe stata pagata dal pontefice, dal clero e anche , come al solito, in parte dal popolo con nuove tasse indirette. Questa somma però non bastò a completare il lavoro; e il pontefice successivo Pio V(1566-1572), per proseguirla,  affidò l'incarico al cardinale Giovanni Ricci. 
Servivano altri soldi, dove trovarli? Si decise di imporre  una nuova tassa  sul vino per ricavare 10.000 scudi
E il vino a Roma si consumava spesso e volentieri nelle tante osterie esistenti in città. Era servito nelle tradizionali fojette, unità di misura con cui veniva venduto il vino. E proprio grazie a quanto ricavato da questa tassa si conclusero i lavori.
Subito dopo, sotto il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585), grazie alla copiosità di questa acqua vennero istallate nuove condutture e fontane : quella di piazza del popolo, di piazza Colonna, quella del Pantheon, due in piazza Navona, per citare le più conosciute. 
Temporaneamente il problema della fornitura d'acqua a Roma sembrava in parte risolto, almeno per i vecchi quartieri, che erano anche i più popolosi: la zona cioè lungo il Corso e nei pressi di piazza del popolo.


L’acquedotto Vergine fu quindi il primo acquedotto ad essere ripristinato e oltretutto l’unico ad essere in parte finanziato e gestito economicamente dalla Camera capitolina, istituzione del Comune di Roma. (Vedi nota) 

DOCUMENTI PRESSO L'ARCHIVIO CAPITOLINO. Basterà recarsi all’ Archivio storico capitolino per integrare la ricerca sul ritorno dell’acqua a Roma tra '500 e '600. Qui infatti è possibile consultare i verbali del Pubblico consiglio dei magistrati capitolini - che partono dal 4 ottobre 1560 - e contengono, fra le altre questioni poste all’ordine del giorno,  proprio quella relativa al ripristino dell’acquedotto di Trevi, proposta , come già detto, dal pontefice Pio IV (1559-1565). 
Nelle sedute del pubblico consiglio, che coprono gli anni 1556-60 si esaminano, in maniera piuttosto ricorrente, le questioni legate appunto al ripristino di questo importante acquedotto. Ad iniziare dalla seduta del 4 ottobre 1560 iquando i conservatori, che erano a capo della Camera  capitolina,  comunicano ai rappresentanti del popolo la volontà  papale di riportare l’acqua a Roma dalle sorgenti situate in località Salone, a nord di Roma ...per vaghezza e benefizio della città.

Oratorio dei Filippini,
(sede Archivio Capitolino)
Lo stesso verbale contiene già notizie circa l’avvio dei lavori, che ovviamente avrebbero comportato un notevole impegno economico. Tant’è che si prosegue così:...per questo s’è fatto un appalto, ed istrumento con un architetto, il quale si è obbligato con dar buonissima sigurtà, di condurre dett’acqua a tutte sue spese sino alle caole di Trivio, per ducati ventimila... 
GLI STATUTI DI ROMA. Per integrare queste notizie sono d'aiuto  gli statuti della città di Roma pubblicati nel 1580. In questi anni si era già avviata la ricostruzione dell'acquedotto Vergine e negli statuti troviamo alcune notizie 
sulla nomina proprio dei conservatori  a svolgere un ruolo di controllo sui restauri delle strutture di cui era ricca la città : ..murorum, pontium, aquaeductum… affiancata ad una più generale cura rivolta a tutti gli edifici pubblici.
Un capitolo è dedicato interamente alle strutture dell’acquedotto Vergine ancora in corso d'opera :
-cap.LXXXIIII. De fonte Trivii, sive Aqua Virgine
La magistratura dei conservatori è incaricata di controllare mensilmente i titoli di possesso delle fistole dell’acquedotto e di punire i trasgressori con pene severissime. Si stabilisce inoltre che nessuno potesse avere siepi, alberi, o latrine in vicinanza dell’acquedotto; e che non si potesse gettare alcunchè o fare derivazioni abusive. Vengono ribadite le misure prese per evitare gli scoli di acqua piovana e sporcizia dalle vigne, campi o anche case limitrofe all’acquedotto, ordinando di innalzare dal suolo la bocca dei pozzi.
Si conferma anche la proibizione di lavare panni sporchi nelle fontane destinate ad abbeverare i cavalli .
E le magistrature pontificie  (maestri di strade, presindenza delle strade,  congregazioni...) che cominciavano ad occuparsi dello stesso settore? Si tratta in sostanza di un lungo periodo di conflitti, di resistenze, di duplicazioni di atti,  che vedrà il prevalere degli organi dell'amminstrazione papale.

I BANDI. Altre notizie  provengono dalla raccolta dei bandi, emanati dalle diverse autorità pontificie nei confronti della regolamentazione del settore idrico della città e su tante altre materie, è consultabile presso l'Archivio di Stato di Roma.
Si toccano  così quasi con mano tutte le varie problematiche  sull'acqua affrontati dalle autorità -a partire dalla ricostruzione progressiva dei tre acquedotti - e che rimarranno costanti nel tempo in quanto connaturati  con la vita romani.(vedi post)