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L. Valadier, Cartegloria in argento sec XVIII |
Roma era celebre per la grande diffusione di oggetti in argento e oro, sacri e profani, provenienti da famose botteghe.
E il livello qualitativo raggiunto dall’arte orafa nel sei-settecento era altissimo.
Gli stessi orafi lavoravano per il Papa, per i ricchi cardinali, per le famiglie nobili, per le chiese, i luoghi pii e per i grandi mecenati non solo italiani ma anche stranieri.
I collezionisti di questi preziosi oggetti sanno che il 19 febbraio 1797 è stato un giorno di lutto per i capolavori dell'arte orafa accumulati per secoli nello Stato pontificio.
In questa data si impose una tragica requisizione di preziosi oggetti in oro e in argento alfine di pagare un tributo imposto da Napoleone Bonaparte.
I collezionisti di questi preziosi oggetti sanno che il 19 febbraio 1797 è stato un giorno di lutto per i capolavori dell'arte orafa accumulati per secoli nello Stato pontificio.
In questa data si impose una tragica requisizione di preziosi oggetti in oro e in argento alfine di pagare un tributo imposto da Napoleone Bonaparte.
IL TRATTATO DI TOLENTINO. La firma, in quella data fatale, del trattato di Tolentino fra Napoleone e il cardinale Mattei, rappresentante di Pio VI, rappresenta un durissimo colpo inferto al patrimonio storico-artistico dello Stato pontificio, che vantava una grande tradizione (1).
Si era arrivati a questo punto in quanto, il papa, dopo un primo accordo con i francesi, aveva chiesto aiuto all'Austria, facendo irritare Napoleone.
Le cronache del tempo raccontano della fretta, di trattative molto tese, di stizze, di ripicche (etc..) che portarono Napoleone ad imporre un accordo penosissimo per l'enorme patrimonio storico-artistico italiano.
Si era arrivati a questo punto in quanto, il papa, dopo un primo accordo con i francesi, aveva chiesto aiuto all'Austria, facendo irritare Napoleone.
Le cronache del tempo raccontano della fretta, di trattative molto tese, di stizze, di ripicche (etc..) che portarono Napoleone ad imporre un accordo penosissimo per l'enorme patrimonio storico-artistico italiano.

REQUISIZIONE DI TUTTI GLI OGGETTI PREZIOSI. A causa dell’aggravarsi della situazione economico-politica a Roma e nello Stato pontificio, in conseguenza del conflitto con le armate francesi condotte da Napoleone e dalle dure condizioni imposte dal trattato di Tolentino, Pio VI (1775- 1799) prese la drammatica decisione di requisire tutti i preziosi in possesso dei romani e degli abitanti delle altre province dello Stato pontificio. La richiesta era rivolta sia ai privati che alle istituzioni religiose.
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Firma del trattato di Tolentino |
CONSEGNA ALLA ZECCA DI TUTTI GLI OGGETTI PER ESSERE FUSI. Tutti gli oggetti requisiti (in oro, argento e pietre preziose) dovevano essere consegnati alla Zecca di Roma per essere fusi. Immaginiamo il valore del prezioso patrimonio esposto nelle chiese o in mano alle famiglie nobili.
Privati cittadini, chiese , luoghi pii di Roma e dello Stato dovevano presentare le assegne (2) che erano dichiarazioni sottoscritte, che attestavano il possesso dei preziosi fatte all’amministrazione finanziaria.
Queste dichiarazioni dovevano essere consegnate ad un notaio segretario e cancelliere della Camera apostolica, funzionario incaricati per l’appunto di attestarne il ricevimento e conservarle in archivio. Si trattava in sostanza di una autocertificazione.
Privati cittadini, chiese , luoghi pii di Roma e dello Stato dovevano presentare le assegne (2) che erano dichiarazioni sottoscritte, che attestavano il possesso dei preziosi fatte all’amministrazione finanziaria.
Queste dichiarazioni dovevano essere consegnate ad un notaio segretario e cancelliere della Camera apostolica, funzionario incaricati per l’appunto di attestarne il ricevimento e conservarle in archivio. Si trattava in sostanza di una autocertificazione.
In alcuni casi si trattava di un unico cucchiaio d'argento, o del pomo di un bastone. Altre volte le dichiarazioni erano ovviamente più cospicue..
In un secondo momento, visto la scarsità di oggetti dichiarati, si aggiunse anche la requisizione di gioie (vedi articolo successivo).
Possiamo solo immaginare il malcontento di ricchi, meno ricchi e anche di religiosi (etc). Ma le dichiarazioni corrispondevano a quanto effettivamente posseduto ? Non lo sapremo mai!!
Possiamo solo fare delle ipotesi..
Possiamo solo fare delle ipotesi..

MODALITA' DELLA REQUISIZIONE. I proprietari degli ori e argenti requisiti erano in piena libertà di esigerne il valore in cedole, o di formarne un investimento fruttifero con la Camera apostolica in ragione del 5% ad anno o d’impiegarlo nell’acquisto di terreni a tenore della notificazione del 20 giugno 1796 .
Avrebbero visto qualcosa come si dice a Roma : a babbo morto!
La requisizione colpiva anche quelli del mestiere: orefici, argentieri, rigattieri per la merce in oro ed argento esistente presso di loro, con la clausola che la requisizione avrebbe interessato solo la metà del loro capitale in oggetti lavorati, e sarebbe stato aumentando il valore riconosciuto a questi ultimi aggiungendoci la manifattura, se nuovi.
Non sfuggivano inoltre alla requisizione le gioie impegnate nel Monte di pietà, e veniva anche rivolto un invito ai particolari possessori di gioie a portarle volontariamente al Monte di pietà, dove queste sarebbero state pagate il prezzo a stima.
Vedi anche altro articolo [...]
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LE CARTE D'ARCHIVIO E LA BIBLIOGRAFIA. Grazie ai documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Roma si possono seguire, attraverso il susseguirsi delle norme emanate, la procedura di esecuzione e di regolamentazione delle varie fasi, con cui si sarebbe concretizzata prima l'operazione di denuncia, e poi la consegna e stima degli oggetti preziosi. Tutti gli aspetti della requisizione di oro, argento e gioie è nel fondo Collezione delle Assegne.
Inoltre utilissimi per ricostruire le vari fase dell'operazione è la collezione Bandi ed editti, sempre in ASR.
Vedi anche M. Morena, La requisizione di oggetti preziosi nello Stato pontificio in seguito al trattato di Tolentino (1797), in Ideologie e patrimonio storico-culturale nell’età rivoluzionaria e napoleonica. A proposito del trattato di Tolentino. Atti del convegno, Tolentino, 18-21 settembre 1997, Roma 2000, pp. XII, 648 (Saggi, 55)Inoltre utilissimi per ricostruire le vari fase dell'operazione è la collezione Bandi ed editti, sempre in ASR.
Immagini: Firma del Trattato di Tolentino.A sinistra, il cardinale Alessandro Mattei, affiancato da Lorenzo Caleppi (Tolentino, Palazzo Bezzi-Parisan) .
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2) Il sistema delle assegne era molto utilizzato e si poteva riferire all'accertamento di un qualsivoglia bene - in questo caso si trattava di oggetti preziosi- ma potevano essere richieste anche per altre tipologie di beni posseduti (es. dalle proprietà immobiliari alle once d’acqua).
Per saperne di più> ASR, Collezione delle assegne e la collezione Bandi