18 febbraio 2008

Acquedotti romani. Conflitti fra istituzioni dello Stato pontificio (secc.XVI_XVII) /3


Sisto V (anni di pontificato 1595 -1600)

Un attento esame della legislazione e dei documenti relativi al '500 e al '600 riguardanti la gestione degli acquedotti romani evidenzia conflitti fra le istituzioni dello stato pontificio.

MAGISTRATURE PONTIFICIE. In quel lontano periodo le magistrature più importanti dello Stato della Chiesa erano il cardinal Camerlengo, il tesoriere generale e i chierici di Camera (gli attuali ministri), questi ultimi preposti a dirigere tutti i settori dell'amministrazione pubblica (acque, strade, annona e grascia, ripe, dogane, carceri, fortificazioni, corpi armati, zecche, etc).
In particolare, a capo di tutta l’amministrazione finanziaria dello Stato della Chiesa c'è il cardinale camerlengo, che fin dai tempi più antichi era il capo e il massimo responsabile della Camera apostolica, l'organo finanziario del sistema amministrativo pontificio . Era coadiuvato dal tesoriere, cioè una specie di ministro delle Finanze odierno, nella gestione delle finanze tramite il controllo delle entrate e dal chierici di Camera (odierni ministri) nella gestione del potere temporale. Con la bolla Cum inter coeteras emanata in data 1 novembre 1564 si stabilisce, fra l’altro, un importante principio: quello della specializzazione dei chierici di Camera. Questi si sarebbero dovuti occupare di un singolo settore amministrativo, con rotazione annuale. La legislazione successiva reca traccia della continua evoluzione di questi poteri forti dello Stato, ma anche di lotte e conflitti attraverso cui si ci avviò dal ‘500 in poi a creare un sistema articolato di burocrazia.

La Presidenza degli acquedotti urbani, il cui archivio è conservato nell'Archivio di Stato di Roma, si presenta rispetto ad altre istituzioni coeve in situazione di maggiore debolezza dal punto di vista politico, in quanto soltanto nel ‘600 comincia ad essere nominato nei documenti un chierico di Camera  quale soprintendente e giudice del settore. Evidente è la conflittualità fra questo nuovo magistrato e il cardinale camerlengo, che dal ‘500 soprintendeva anche al settore dei lavori pubblici, di cui gli acquedotti facevano parte. Non è facile per il nuoco presidente svincolarsi dal potere del camerlengo. Anche perchè proprio dalla fine del secolo XVI, il camerlengo era la  figura di riferimento in questo settore, daro che aveva sostituito gli organi collegiali , le congregazioni(Stato –Comune), rappresentativi cioè dei due poteri della città .

LE CARTE D'ARCHIVIO E LA BIBLIOGRAFIA. vedi l'Archivo della Presidenza degli acquedotti urbani conservato presso l'Archivio di Stato di Roma.
Questo post è tratto da Marina Morena "Acquedotti e magistrature (sec. XIV-XIX)" pubblicato in "Fontana di Trevi. La storia , il restauro" a cura di Luisa Cardilli, Ed. Cartesegrete, 1991